GIOVANNI ANTONIO BOLTRAFFIO
RITRATTO DI GIOVANE NEI SEMBIANTI DI SAN SEBASTIANO
La corona sulla testa del santo, i gigli sulla sua veste e alcuni altri elementi sono eseguiti a doratura. In vari punti si osservano interventi di ritocco eseguiti nel corso di restauri, che interessano una fascia di 15 mm lungo il perimetro del quadro e l’intera superficie pittorica, rendendosi particolarmente visibili nelle zone in ombra, nella metà sinistra del volto (guancia e palpebra), nei capelli, nel colletto verde e nelle penne della freccia; la stesso si osserva nell’area destra del quadro (volto e capelli). La pittura è coperta da uno strato di vernice scurita e scura.
Sul verso della tela si legge: STROG 976 (in un ovale), e la scritta: Trasporto da tavola su tela. San Pietroburgo. Restauratore F. Tabuncov. 1860.
Sul telaio appare il numero dell’Ermitage: GE 4082, 3 la scritta: Leonardo da Vinci I cassa n. 1.
Nella collezione del conte S.G. Stroganov era attribuito a Leonardo da Vinci (Waagen 1864). Con ogni probabilità, il merito di averne individuato l’autore in Boltraffio spetta ad Harck (1896), nel cui articolo il quadro figura come Testa di giovane; Harck lo riteneva l’opera migliore dell’artista e l’opera più ragguardevole di scuola italiana della collezione del conte Stroganov.
Nelle diverse epoche il quadro ricevette differenti denominazioni. Per molto tempo venne interpretato come raffigurazione di san Luigi, e con questo titolo pervenne al Museo Puškin (San Luigi IX), a motivo dei gigli che ornano la veste del santo. Questa denominazione venne respinta perché in un’altra opera di Boltraffio, appartenente alla collezione Frizzoni di Bergamo, raffigurante il medesimo modello con una freccia nella sinistra, ma di profilo, appare sul nimbo una scritta che lo identifica come san Sebastiano. Nel Museo Puškin per qualche tempo venne ritenuto un autoritratto di Boltraffio; nella Guida del Museo Puškin del 1938 leggiamo che nel quadro «l’artista offre un proprio ritratto nei sembianti del santo».
La fisionomia del giovane, in cui Moller (1928) per primo ravvisò una somiglianza con Salai, giovane pittore della bottega di Leonardo, si incontra ripetutamente nelle opere di Boltraffio. I più simili al nostro quadro sono il Ritratto di giovane della collezione dei duchi di Devonshire nel castello di Chatsworth e il Ritratto di giovane con freccia nel Timken Museum di San Diego (Mongan 1969, pp. 28-29, n. 6). Una variante di qualità inferiore si trova nella collezione di lord Elgin a Londra (Suida 1930, pp. 564-567). Simili per tipologia sono anche il Ritratto di Girolamo Casio alla Pinacoteca di Brera a Milano (inv. 319; Cat. Brera 1988, pp. 116-118), e il Ritratto di fanciullo alla National Gallery di Washington (inv. 895).
Il quadro del Museo Puškin, come le altre opere qui citate, va considerato un ritratto. Tuttavia, i dipinti menzionati conservano anche un ampio significato allegorico. La loro struttura figurativa si avvicina alla lirica amorosa lombarda della fine del XV secolo, in particolare alla poesia di Girolamo Casio. La freccia, che ritorna sovente in qualità di attributo iconografico, non è tanto collegata alla figura di san Sebastiano, quanto piuttosto un’allusione al tema della sofferenza amorosa.
A nostro avviso, si può istituire un rapporto diretto tra il quadro moscovita e il celebre disegno Testa di Bacco, conservato nella collezione della Galleria dell’Accademia di Venezia (inv. 263; Markova 1991). In passato il disegno veniva attribuito a Leonardo, mentre attualmente si è soliti collegarlo alla cerchia di Boltraffio. Nonostante i difetti di conservazione, noi riteniamo che quest’opera appartenga allo stesso Boltraffio e che rappresenti forse il disegno preparatorio definitivo del quadro qui pubblicato (Cogliati Arano 1980, p. 98, n. 49). In ogni caso, il legame tra le due opere di pittura e di grafica è evidente. Al medesimo gruppo appartiene anche il disegno Testa di giovane con corona d’alloro, nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe agli Uffizi di Firenze (inv. 566 Е; Forlani Tempesti 1976, p. 50, n. 15, fig. 13).
Oltre all’ottimo livello pittorico del dipinto del Museo Puškin, anche la presenza di disegni preparatori e repliche ci inducono a considerarlo una delle opere più ragguardevoli di Boltraffio, brillante allievo milanese di Leonardo da Vinci. La sua presenza nella bottega di Leonardo è documentata dal 1491, mentre dal 1498 l’artista cominciò a lavorare autonomamente.
Il quadro potrebbe essere stato dipinto alla fine degli anni Novanta; Rama (1983) lo datava intorno al 1498-1499.
Provenienza: A metà del XIX secolo venne acquistato dal conte S.G. Stroganov, Pietroburgo; nel 1922 dal Museo di Palazzo Stroganov (Pietrogrado), passò all’Ermitage; dal 1930 è al Museo Puškin.
Bibliografia: Waagen 1864, pp. 399-400 (qui e di seguito, Leonardo da Vinci; San Luigi); Vsemirnaja illjustracija (L’illustrazione mondiale), 1869, I, p. 148 (acquaforte di L.A. Serjakov); Harck 1896, pp. 431-432 (qui e di seguito, Boltraffio); Benois 1901, pp. 168, 174-175; II, tav. 97; Berenson 1907, р. 172; Lipgart 1908, p. 714; Benois 1910, p. 34; Les anciennes écoles de peinture 1910, p. 34; Venturi 1912, p. 12; L. Venturi 1912, p. 213; Venturi 1915, VII/4, p. 1030, fig. 705; Stroganovskij dvorec-muzej (Il museo di Palazzo Stroganov), 1922, p. [2]; Venturi 1927, p. 346; Möller 1928, pp. 150-151, tav. 212 (Autoritratto di Salai nei sembianti di san Sebastiano); Lipgart 1928, pp. 24-25, ill. p. 13 (qui e di seguito, San Luigi); Lazarev 1930, p. 19; Bellani 1936, рp. 81-83; Reggiani Rajna 1951, p. 373, fig. 13 (attribuito a Boltraffio; Giovane con freccia; erroneamente indicato come appartenente all’Ermitage); Berenson 1968, I, p. 57 (variante del ritratto di Chatsworth); Rama 1983, pр. 82-83, ill. 3; Brown 1983-84, p. 111, n. 35; Cat. Brera 1988, p. 117; Markova 1991, рp. 100-107, ill.; Markova 1992, p. 113, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, p. 84, ill.; Benois 1997, p. 57 (San Luigi); Fiorio 1997, р. 351, nota 35; Fiorio 1998, рp. 143-146, ill.; Pedretti 1998, p. 41, ill.; Fiorio 2000, pp. 89-90, n. A6; Markova 2002, pp. 88-90, n. 41.