LA CIRCONCISIONE
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VINCENZO DI BIAGIO CATENA

LA CIRCONCISIONE

Dopo il 1500

olio su tela (trasporto da tavola)

77 x 104 cm

Inv.: 160

Sul telaio appare un’etichetta di carta della collezione del duca di Leuchtenberg, su cui è stampato il seguente testo: «Herzolich Leuchtenberg/ Majorats Fideicommiss/ Matrikel II 3/ Inventar n° 148/148» [numero a inchiostro di china], e un’altra etichetta scritta a mano: «2 Gent. Bellini».

Il soggetto evangelico di riferimento è Lc 2,21. A partire dal Rinascimento, il soggetto si diffuse notevolmente, soprattutto perché la circoncisione veniva identificata con la missione sacrificale di Cristo; committenti di opere di questo soggetto erano solitamente fraternità religiose che veneravano il prezioso sangue del Signore.

Nella collezione del duca di Leuchtenberg il dipinto era considerato opera di Gentile Bellini, successivamente, su proposta di Waagen, venne attribuito a Vincenzo Catena. Il museo lo acquisì sotto il nome di Andrea Previtali; Lazarev lo riteneva un’opera della scuola di Catena, come scrisse nel 1972 in una nota a margine del catalogo manoscritto della pittura italiana da lui recensito. Heinemann (1962), sulla base di una fotografia ipotizzò che il quadro moscovita, di cui non conosceva la collocazione, fosse una variante uscita dalla bottega di Giovanni Bellini, forse appartenente a Vincenzo Catena; successivamente espresse l’ipotesi che il quadro fosse opera della cerchia di Vincenzo Catena e fosse stato dipinto dal suo aiutante Vincenzo di Girolamo.

La composizione deriva da un originale di Giovanni Bellini, attualmente perduto, dipinto intorno al 1490. Ne conosciamo numerose repliche, che presentano qualche differenza fra loro. Geiger (1912, pp. 11-13) ne contò sedici, Van Marle (1936, XVIII, pp. 438, 456, 509) tredici, e Heinemann (1962) trentaquattro. Lionello Venturi (1906, pp. 398-399) riteneva che l’originale di Bellini potesse essere sia un quadro che un disegno. Le composizioni a busto di Giovanni Bellini, dedicate al soggetto della Presentazione al tempio, a parere di Heinemann risalgono a un prototipo di Gentile Bellini, menzionato da Carlo Ridolfi (1648) e Luigi Lanzi (1789), che si trova nella collezione dei Barbarigo della Terrazza nel loro palazzo a San Polo a Venezia (Heinemann 1962). Moschini (1815), invece, conosceva un’altra variante, firmata da Gentile Bellini, a Palazzo Grimani, nei pressi di Santa Maria Formosa.

È stata fatta anche l’ipotesi (Davies 1961, p. 68), che Giovanni Bellini avesse usato come modello la Presentazione al tempio di Andrea Mantegna del 1465-1466 (Staatliches Museen, Berlino, inv. 29), replicata da Bellini in un quadro della Pinacoteca Querini Stampalia di Venezia (inv. 2/29; Dazzi, Merkel 1979, p. 34, n. 3). La più nota, fra le repliche pervenuteci, è la composizione della National Gallery di Londra (olio su legno, 74,9 × 102,2; inv. NG 1455), che, sebbene firmata con il nome di Bellini, viene considerata dalla maggior parte degli studiosi opera della sua bottega, dipinta intorno al 1500. In passato, la mano di Giovanni Bellini era stata riconosciuta da Crowe e Cavalcaselle (1871), Berenson (1916), Gronau (1928; 1930), Gamba (1937). Gronau (1928) datava il dipinto immediatamente dopo il 1500. Nel quadro londinese, come in quello moscovita, le figure sono disposte su uno sfondo scuro.

Una variante analoga, abbastanza debole per maniera stilistica e in precario stato di conservazione, si trova alla Galleria Malaspina di Pavia (olio su legno, 66 х 85; inv. 133; Pinacoteca Malaspina 1981, p. 110), dove viene ritenuta opera di un anonimo epigono di Bellini. In varie composizioni di questo gruppo il fondo scuro è sostituito da un paesaggio, ad esempio nel quadro appartenente al Metropolitan Museum di New York (olio su legno, 67,9 × 102; inv. 17.190.9), che porta una firma falsa di Bellini e la data «1511». Si ritiene che il suo autore sia Catena, nel periodo del suo lavoro nella bottega di Bellini. In alcune varianti di questo gruppo cambia la figura maschile rappresentata a sinistra (nel quadro di Londra è raffigurato un uomo barbuto); talvolta la figura presenta spiccati indizi fisionomici che inducono a ravvisarvi il ritratto del committente, evidentemente diverso per ogni opera. Le repliche della Circoncisione giunte fino a noi si differenziano per livello e maniera stilistici, il che ci dà motivo di attribuirle ad autori diversi, appartenenti alla cerchia degli imitatori di Giovanni Bellini. Vi sono alcune opere firmate, come ad esempio la variante dell’Accademia Concordi di Rovigo, appartenente a Marco Bello e datata al 1502.

La variante della collezione del Museo Puškin è fra le più pregiate per maniera stilistica. È molto simile al quadro del Metropolitan Museum e può essere legata con sufficiente certezza al nome di Vincenzo Catena.

Ne venne ricavata un’incisione nell’edizione di Passavant (1851), sotto il nome di Gentile Bellini.

Provenienza: Fino al 1918 si trovava nella collezione dei duchi di Leuchtenberg, Monaco-Pietroburgo-Pietrogrado; nel 1918-1919 nel Fondo Museale di Stato; dal 1920 nel Museo Rumjancev; dal 1924 nel Museo Puškin.

Bibliografia: Verzeichniss 1829, p. 32, n. 57 (Giovanni Bellini); Verzeichniss 1850, n. 85 (qui e di seguito: Gentile Bellini, Madonna con Bambino e quattro santi); Galerie Leuchtenberg 1851, p. 2, n. 4, tav. 4 (riprodotto in un’incisione); Waagen 1864, p. 374, n. 68 (Vincenzo Catena); Cat. Galleria Leuchtenberg 1884, p. 3, n. 5 (Giovanni Bellini); Čujkov 1884, p. 635 (Gentile Bellini); Cat. Galleria Leuchtenberg 1886, p. 3, n. 5; Harck 1896, p. 431 (Vincenzo Catena); Neoustroieff 1903, pp. 339, 342, ill. (qui e di seguito: Catena); Neustroev 1904, I, pp. 30-31, II, tav. 26; Crowe, Cavalcaselle 1912, I, p. 262; Chussid 1921, pp. 6-7; Robertson 1954, p. 79, n. 7 (scuola di Vincenzo Catena); Berenson 1958, I, p. 62; Davies 1961, pp. 69-70 (Gentile Bellini); Heinemann 1962, p. 42, n. 145; Heinemann 1991, p. 20, n. 143r; Markova 1992, p. 125, ill. (qui e di seguito: Vincenzo Catena ?); Cat. Museo Puškin 1995, p. 97, ill..; Markova 2002, I, pp. 142-144, n. 74 (Vincenzo Catena).

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