LORENZO COSTA
DUE UOMINI ACCANTO A UNA COLONNA
Frammento di una composizione più grande. Sul verso si rileva un sigillo di ceralacca rossa con stemma e motto: IN DEO SPES MEA... (in basso) e una scritta parzialmente conservata: PEČ TAM…, e sopra la raffigurazione di un elmo le lettere GAA (si tratta forse del timbro della dogana). In basso appare un cartellino del Dipartimento per le questioni museali e la tutela delle belle arti e antichità presso il Commissariato del Popolo all’istruzione, con la scritta: Art. ital. ignoto inizio XVI sec. / Frammento / propr. Conte Šeremet’ev / coll. priv. N. 237 / inv. N. 21097.
Il dipinto era considerato opera di scuola italiana dell’inizio del XVI secolo, e con questa attribuzione pervenne al Museo Puškin; in seguito lo si ritenne appartenente alla cerchia di Bartolomeo Montagna. Zeri (1964/65; 1976) stabilì la paternità di Lorenzo Costa, indicando nel contempo la somiglianza dell’opera a due frammenti attribuiti all’artista, uno dei quali è conservato al Walters Art Museum di Baltimora, Maryland (inv. 37.476), l’altro al Chrysler Museum of Art di Norfolk, Virginia (in precedenza apparteneva a una collezione privata di Firenze, cfr. Longhi 1956, р. 182, fig. 425-427; nella pubblicazione di Zeri era indicato come in vendita sul mercato antiquario di New York, cfr. Zeri 1964/65).
I frammenti citati avevano avuto varie attribuzioni in passato. Berenson (1932, р. 484; 1936, р. 416), in particolare, faceva il nome di Ercole de’ Roberti. Il primo a proporre la paternità di Lorenzo Costa fu Longhi, che datava i dipinti al 1488 (Longhi 1956, р. 182). Inizialmente Longhi riteneva che essi costituissero una predella con scene della vita di Nabore e Felice, santi protettori di Milano e Lodi ma ampiamente venerati anche in Emilia, in particolare a Bologna. Solo più tardi Longhi vi ravvisò degli episodi della storia di Susanna, confermando così la versione già proposta da Zeri (Zeri 1964/65). Anche Varese pubblicò queste tavole come opere di Lorenzo Costa, datandole intorno al 1487, e nella definizione del soggetto tornò alla versione primitiva, denominandole scene della vita dei santi Nabore e Felice (Varese 1967, рp. 17, 63, fig. 9a). Anche Diana (1986) attribuiva la predella al periodo in cui Costa lavorò a Bologna, datandola all’ultimo ventennio del XV secolo.
Nella sua prima pubblicazione (1964/65), Zeri indicò per la prima volta il legame tra l’opera del Museo Puškin e i due frammenti già noti, pur continuando a identificarli come episodi della vita dei due santi. Sulla datazione lo studioso condivideva il parere di Longhi, che li attribuiva al 1488; sottolineava inoltre l’influsso di Leon Battista Alberti nella resa dello sfondo architettonico, e di Ercole de’ Roberti nelle figure. L’opera, il cui soggetto appartiene evidentemente alla storia di Susanna, appartiene al periodo dell’attività bolognese di Lorenzo Costa. L’artista si trasferì a Bologna nel 1483 e lavorò fino al 1506 per Giovanni II Bentivoglio, signore della città.
Si può supporre che la composizione orizzontale con le scene della storia di Susanna, smembrata nel tempo, inizialmente costituisse la parte frontale di un cassone o di un altro pezzo di mobilio. Le dimensioni relativamente piccole dell’opera rendono poco verosimile l’ipotesi che servisse da decorazione di pannelli a parete. Il frammento conservato al Museo Puškin era inizialmente a sinistra della composizione centrale, e forse era parte della scena raffigurante il giardino di Susanna; a destra, alla nostra opera dovevano corrispondere altre due figure ritte in piedi e un analogo motivo di sfondo architettonico (frammenti del Walters Art Museum di Baltimora e del Chrysler Museum of Art di Norfolk).
Provenienza: Venne acquistato in Italia da P.P.Vjazemskij a metà del XIX secolo, e collocato nella tenuta di Ostaf’evo nei pressi di Mosca (coll. Vjazemskij-Šeremet’ev); nel 1930, dal Museo della tenuta di Ostaf’evo venne trasferito al Museo Puškin.
Bibliografia: Zeri 1964/65, р. 90, fig. 12 (qui e di seguito, Lorenzo Costa); Zeri 1976, I, n. 146, рp. 218-219; Diana 1986, р. 50, tav. 32b; Zeri 1988b, p. 312; Markova 1992, p. 106, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, p. 98, ill.; Markova 1995, p. 192; Markova 2002, I, pp. 145-146, n. 76.