SALVATOR MUNDI
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GIAMPIETRINO (GIOVANNI PEDRINI o GIAN PIETRO RIZZI)

SALVATOR MUNDI

Prima metà del XVI secolo

tempera su legno

50 х 39 cm

Inv.: 123

Sul verso della tavola compaiono le iniziali CR e la corona del sovrano inglese Carlo I Stuart.

In passato, nella collezione Mosolov, il quadro oggi appartenente al Museo Puškin era attribuito a Leonardo da Vinci (Mosolov 1880). Romanov ne identificò l’autore in Giampetrino, e sotto questo nome il dipinto venne inscritto nell’inventario del museo (come Giovanni Padrini o Giampetrino). Tuttavia, secondo l’attribuzione proposta da Lazarev, il quadro venne considerato a lungo opera di Marco d’Oggiono. Tale attribuzione si basava probabilmente sull’affinità iconografica con le opere di Marco d’Oggiono, che aveva dedicato alcuni quadri a questo soggetto. Il più noto è alla Galleria Borghese di Roma (inv. 435; Sedini 1989, рp. 42-44, n. 10). Queste opere, tuttavia, sono molto differenti fra loro per maniera pittorica. Per questo, all’inizio degli anni Settanta l’autrice del catalogo ha ritenuto necessario tornare all’attribuzione del quadro a Giampetrino, come si rileva nella variante manoscritta del catalogo di quegli anni.

Al nome di Giampetrino si collega un gruppo abbastanza vasto di opere stilisticamente affini tra loro, senza firma né data. L’unico dipinto datato di questo artista è una pala d’altare proveniente dalla chiesa di San Marino a Pavia (attualmente nel Duomo di Pavia). Non esistono pressoché documenti sulla vita dell’artista, che si è tentato di identificare, oltre che con Gian Pietro Rizzi (Rizzo e Riccio), anche con Giovanni Pietro Rizzoli e con Giovanni Pedrini (Marani 1989, р. 33).

Il tipo iconografico del Salvator Mundi si diffuse nel XV secolo nella pittura olandese, da cui probabilmente passò nelle opere degli artisti veneziani. Grazie a Leonardo, mise radici nella pittura lombarda (Heydenreich 1964, рp. 83-109; р. 93, acquaforte di Wenceslaus Hollar che riprende un’opera di Leonardo), nelle opere dei suoi allievi.

Il quadro della collezione del Museo Puškin venne dipinto come immagine sacra destinata alla devozione privata, e nel periodo della sua permanenza in Russia esso ritrovò proprio questa funzione. Per circa un secolo il dipinto, allora ritenuto opera di Leonardo, rimase in casa Mosolov, e secondo la tradizione familiare N.S. Mosolov senior morì con gli occhi rivolti al quadro, che amava molto e aveva voluto appendere nella sua stanza da letto.

Provenienza: Nel XVII secolo era nella collezione di Carlo I Stuart, in Inghilterra; forse proveniva dalla Galleria Gonzaga di Mantova, acquisita nel 1627 da Carlo I; secondo la tradizione, si trovava nella quadreria di Luigi XVI, saccheggiata all’epoca della Rivoluzione Francese; nel XIX secolo appartenne nella collezione Mosolov, a Mosca; nel 1914 fu donato da N.S. Mosolov al Museo Rumjancev; dal 1924 si trova al Museo Puškin.

Bibliografia: Andreev 1863, II, pp. 221-222 (Luini); Mosolov 1880, p. 10 (qui e di seguito, Leonardo da Vinci); Cat. Museo Rumjancev 1915, pp. 279, 281, ill. (qui e di seguito, presumibilmente Giampetrino, Cristo giovinetto); Nekrasov 1921, p. 41 (Leonardo da Vinci); Markova 1992, pp. 114-115, ill. (qui e di seguito, Giampetrino); Cat. Museo Puškin 1995, p. 93, ill.; Markova 2002, I, pp. 132-133, n. 67.

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