BERNARDINO LICINIO
SALOMÈ
Sul telaio, in basso, si osserva l’etichetta di carta della collezione del duca di Leuchtenberg con la scritta: Giorgione 45 bis.
Si conosce una variante della composizione (olio su tavola, 70 х 105), che in origine apparteneva alla collezione Sciarra-Colonna a Roma, smembrata nel 1897. Il seguito il quadro passò nella collezione Lazzaroni a Parigi; nel 1973 fu messo all’asta da Christie’s a Roma (Cat. Christie's, Roma, 11 giugno 1973, lotto 169, ill.), e acquistato dal Louvre. Nella sua pubblicazione, Modigliani (1903, р. 380) avanzava l’ipotesi che la composizione fosse tagliata sul lato sinistro; da allora questo parere è stato confermato in altri studi (Vertova 1975, р. 431, n. 103). A nostro avviso, il dipinto del Louvre è una replica dell’opera moscovita, e questo spiegherebbe la posa di Salomè, che è rappresentata a sinistra come rivolta a un invisibile interlocutore, la cui raffigurazione doveva apparire nel frammento perduto della composizione.
Nella collezione del duca di Leuchtenberg il dipinto del Museo Puškin era considerato opera di Giorgione. Cavalcaselle (Crowe, Cavalcasene 1871), facendo riferimento a Waagen (1857), che negava l’attribuzione a Giorgione, pubblicò il quadro come una variante successiva della composizione di Licinio presente nella collezione Sciarra (in seguito, Lazzaroni); anche Modigliani (1903) attribuiva il dipinto al periodo senile dell’attività dell’artista.
Nella collezione del museo l’opera pervenne sotto il nome di Licinio. Arslan (in Thieme-Becker 1929) proponeva di reinserirla nell’elenco di dipinti dell’artista stilato da Berenson, che aveva depennato dalla lista delle opere di Licinio sia la composizione del Museo Puškin, sia la variante della collezione Sciarra. Lionello Venturi, che ebbe modo di vedere in originale il quadro durante un viaggio a Pietroburgo, lo definì una replica del dipinto di proprietà del barone Lazzaroni a Parigi; lo studioso, che attribuiva entrambe le opere all’ultima fase dell’artista, concluse il suo giudizio su di esse con una sentenza spregiativa quanto lapidaria: «sono ambedue poverissime cose d'arte». Queste parole di Venturi non costituiscono una valutazione in senso stretto dei due quadri, quanto esprimono il suo atteggiamento negativo nei confronti dell’arte di Licinio in genere.
La composizione moscovita presenta un eccellente livello di esecuzione, e in questo supera indubbiamente la variante Sciarra-Lazzaroni. Le tradizioni pittoriche dell’entroterra veneziano si congiungono qui, in maniera scoperta, all’esperienza dei maestri d’Oltralpe, le cui opere godevano di una certa notorietà in Italia settentrionale, soprattutto attraverso le acqueforti. Nel dipinto del Museo Puškin si rispecchia l’interesse di Licinio per Raffaello, che conferisce un particolare classicismo alle opere senili del maestro. Il quadro fu riprodotto in un’acquaforte da Passavant (1851), sotto il nome di Giorgione.
Provenienza: Prima del 1918 era nella coll. dei duchi di Leuchtenberg, Pietroburgo-Pietrogrado; nel 1918-1919 passò al Fondo Museale di Stato; dal 1920 venne conservato al Museo Rumjancev; dal 1924 si trova al Museo Puškin.
Bibliografia: Verzeichniss 1829, p. 32, n. 59 (qui e di seguito: Giorgione); Passavant 1851, p. 2, n. 6, tav. 6 (riprodotto in un’incisione); Andreev 1862, p. 231, n. 5 (Giorgione, Erodiade); Waagen 1864, p. 375 (qui e di seguito, Licinio); Crowe, Cavalcasene 1871, II, р. 297 n. (Licinio); Cat. duca di Leuchtenberg 1884, p. 6. n. 16 (Giorgione); Galleria Leuchtenberg 1884, p. 558 (Seguace di Giorgione, Decollazione del capo di Giovanni Battista); Cat. duca di Leuchtenberg 1886, p. 6, n. 16; Harck 1896, p. 429 (con riferimento al quadro coll. Sciarra); Venturi 1900, р. 152; Modigliani 1903, рp. 380-381 ill. (Licinio); Neustroev 1904, I, pp. 33, 45; II, tav. 31 (riporta varie opinioni; alla tav., Giorgione); L.Venturi 1912, р. 136 (qui e di seguito, Licinio); Venturi 1912, p. 19; Crowe, Cavalcasene 1912, III, pp. 45-189, ill.; Venturi 1928, IX, 3, p. 482; Arslan in Thieme-Becker 1929, XXIII, p. 193 (come precedentemente conservato nella coll. dei duchi di Lechtenberg); Cavalcasene, Bergamini 1973, pp. 96-97 n. 263; Vertova 1975, pp. 426-427, 464, ill. 3; Markova 1992, pp. 144-145, ill. (Licinio?); Cat. Museo Puškin 1995, p. 101, ill. (Licinio?); Markova 2002, I, pp. 154-156, n. 82.