PALMA IL GIOVANE (JACOPO NEGRETTI)
ADORAZIONE DEI PASTORI
Il soggetto evangelico raffigurato è Lc 2,8-18.
Considerata in passato opera dello stesso Palma il Giovane, nel museo è pervenuta come tela della sua scuola. Nella bibliografia scientifica esistente, il dipinto viene generalmente ritenuto una variante della composizione che si trova alla Bayerische Staatsgemäldesammlungen di Monaco, Alte Pinakothek (inv. 910). Bisogna riconoscere che l’ipotesi non ha particolari fondamenti. La tela di Monaco, di dimensioni leggermente inferiori (olio su tela, 111 x 93), presenta una diversa soluzione tematica, e il quadro moscovita non riprende, sostanzialmente, nemmeno uno dei suoi motivi. A collegare le due opere è il fatto che furono dipinte entrambe, con ogni probabilità, non per chiese, ma su commissione di privati. Il fatto determina una certa analogia nella struttura compositiva e nella resa spaziale. L’artista utilizza una linea dell’orizzonte molto alta, e le figure, rese secondo complessi scorci prospettici, sembrano scivolare sulla superficie del terreno che sale allontanandosi progressivamente. Questo procedimento è particolarmente evidente nel quadro del Museo Puškin, dove si osserva un forte scarto prospettico tra il primo piano e lo sfondo. Palma assimila profondamente le lezioni apprese a Roma dagli artisti della corrente manierista, e quindi riesce a individuare nella sua pittura linee completamente nuove che verranno riprese e sviluppate in epoca barocca, in particolare, come giustamente ha osservato Adolfo Venturi (Venturi 1934, IX, 7, p. 208), da Luca Giordano, dopo il suo arrivo a Venezia.
Nella nostra composizione, oltre all’influsso di Jacopo Tintoretto, ebbe un ruolo importante anche l’esperienza ricavata da Palma attraverso il contatto con l’arte di Jacopo Bassano, a cui si rifanno le raffigurazioni dei pastori e del bestiame in primo piano. Nell’opera di Palma si conoscono più varianti di questo stesso soggetto; esse si differenziano sostanzialmente dai dipinti di Mosca e di Monaco innanzitutto per il fatto che sono realizzate come opere di pittura sacra (Bergamo, Sant’Andrea; Vienna, Galleria Harrach, inv. 251).
Mason Rinaldi (1977, n. 9) ha segnalato la presenza di un disegno preparatorio per il quadro del Museo Puškin, che in passato si trovava nella collezione Rudolf a Londra. Ivanov e Zampetti (1980) lo datano dopo il 1585; Mason Rinaldi (1984) tra il 1595 e il 1600. Quest’ultima datazione sembra la più convincente.
Provenienza: Dal Museo di storia della religione (ex monastero Donskoj) di Mosca, nel 1935, è passato al Museo Puškin.
Bibliografia: Cat. Sotheby’s, London, 1977, pp. 15, 48, lotto 9; Mason Rinaldi 1977, p. 15 (qui e di seguito fino al 1992 come appartenente all’Ermitage); Ivanoff, Zampetti 1980, pp. 540, 546, n. 129; p. 545, n. 118; p. 594, n. 414; p. 660, ill. 2; Mason Rinaldi 1984, p. 96, n. 173, fig. 248; Markova 1992, p. 156, ill; Cat. Museo Puškin 1995, pp.108-109, ill.; Cat. Phillips, London, 6 dicembre 1995, p. 93, lotto 176; Fossaluzza 1997, p. 234; Markova 2002, I, pp. 177-178, n. 98.