NATIVITÀ DI MARIA
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CAMILLO PROCACCINI

NATIVITÀ DI MARIA

Inizio del XVII secolo

olio su rame

31,8 x 27,3 cm

Inv.: 109

Sul verso della piastra di rame si rileva in alto la scritta nera a inchiostro di china: «Thos: Blayds» (ripetuta anche in basso); sotto c’è un’etichetta ovale di carta con la dicitura: «n. 11/500»; in basso un’altra scritta nera a inchiostro di china: «Clemen[t] Rozevitz Ruthenus – restauravit Florentia A 1883 col. Novembri» (alcune singole lettere non si leggono molto distintamente).

Nel ciclo delle scene della vita di Maria, questo episodio segue l’incontro fra Gioacchino e Anna presso la porta Aurea e precede la presentazione al tempio della Vergine. Il Vangelo non menziona l’episodio, il cui soggetto si basa fondamentalmente sulla Legenda Aurea ([1995], Natività della Vergine), che deriva a sua volta dalla letteratura apocrifa della cristianità delle origini, in particolare dal Protoevangelo di Giacomo.

Nella pittura del Nord Italia questo tema acquista particolare diffusione nel XVI secolo. Secondo una consolidata tradizione, Anna, adagiata sul letto, è raffigurata in secondo piano, e alcune donne le porgono doni. In primo piano altre donne fanno il bagno alla neonata; l’anziano Gioacchino, sposo di Anna, contempla con stupore l’infante fra le braccia dell’ancella.

Nella collezione Chomjakov il dipinto era considerato opera di Pellegrino Tibaldi, e questa attribuzione si conservò anche nel periodo in cui il quadro rimase al Museo Rumjancev e successivamente entrò a far parte della collezione del Museo Puškin. Lazarev espresse (verbalmente) il proprio accordo a tale attribuzione. Nel catalogo manoscritto della pittura italiana del Museo, il quadro fu attribuito alla scuola bolognese dell’inizio del XVII secolo. Briganti (verbalmente, nel 1973) fece il nome di Bernardino d’India, e Ottani Cavina (verbalmente, nel 1974), quello di Carlo Saraceni. Il soggetto del quadro era sempre stato identificato con la Natività di Giovanni Battista. Ad attribuire l’opera a Camillo Procaccini è stata l’autrice di questo stesso catalogo.

Sia per maniera pittorica e soluzione coloristica, sia per livello artistico, il quadro può essere ritenuto a pieno diritto opera di questo maestro, formatosi a Bologna e trasferitosi in età matura a Milano. Il dipinto del Museo Puškin, che presenta elementi stilistici strettamente legati alle tradizioni artistiche bolognesi, in particolare a Pellegrino Tibaldi, a cui si rifanno le pose dei singoli personaggi, venne eseguito nei primi anni della permanenza di Camillo a Milano.

La medesima composizione ci è pervenuta anche in una copia di grande formato su tela (350 x 194), sviluppata in verticale, con l’aggiunta in alto del motivo di tre angeli musici che si librano sulle nuvole (Milano, Pinacoteca di Brera; inv. R.C.5664). L’opera venne pubblicata da Neilson come opera della bottega di Camillo Procaccini (Neilson 1979, p. 105; Cat. Brera 1989, pp. 364-365, ill.), mentre Bona Castelletti l’ha giustamente definita una vecchia copia di un originale andato perduto (Bona Castelletti 1980, p. 45, nota 12). In realtà l’originale è il quadro del Museo Puškin. In questo caso, tuttavia, probabilmente non si tratta tanto di una copia esatta dell’originale di piccole dimensioni del Puškin sulla tela di grande formato di Brera, quanto dell’assimilazione, da parte dell’anonimo autore della copia, dell’idea compositiva stessa. Il fatto che la Natività della Vergine costituisse una festività religiosa, incentivava l’elaborazione pittorica del soggetto. Dopo il Concilio di Trento la scena venne integrata con la raffigurazione di angeli che scendono dal cielo sulle nubi: lo stesso motivo che si incontra nella copia citata. Con ogni probabilità, la tela di Brera è stata dipinta qualche anno più tardi, e il suo autore può anche non appartenere alla cerchia più prossima a Camillo Procaccini.

Camillo Procaccini sviluppò il soggetto anche in disegni. Alla Kunsthalle di Brema si conserva un disegno su carta attribuitogli (inv. 930) che presenta solo alcuni motivi in comune con il quadro del Museo Puškin. Un altro disegno, affine per composizione generale e per resa delle singole figure, si trova all’Ashmolean Museum of Fine Arts di Oxford, dove era attribuito ad Alessandro Tiarini.

Provenienza: Le scritte sul verso fanno pensare che nel 1883 si trovasse a Firenze, mentre nel XVII secolo poteva appartenere a Thomas Blayds; nel 1880-1898 venne acquistato in Italia da D.A. Chomjakov; nel 1901 questi lo donò al Museo Rumjancev (Mosca); dal 1924 si trova al Museo Puškin.

Materiali d’archivio: Elenco coll. Chomjakov 1910, n. 10 (Pellegrino Tibaldi).

Bibliografia: Cat. Museo Rumjancev 1901, p. 34, n. 412 (qui e di seguito: Pellegrino Tibaldi, Natività di Giovanni Battista); Cat. Museo Rumjancev 1915, pp. 209, 220, n. 573; Cat. Museo Puškin 1995, p. 113, ill. (Camillo Procaccini. Natività di Giovanni Battista); Markova 2002, I, pp. 196-198, n. 111.

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