CANALETTO (GIOVANNI ANTONIO CANAL)
IL RITORNO DEL BUCINTORO AL MOLO DAVANTI AL PALAZZO DUCALE
Sulla faccia anteriore a sinistra in rosso è visibile il numero di Catalogo dell’Ermitage del 1797: 2636. A tergo sulla tela è stampato il numero di Inventario dell’Ermitage del 1851: 2501; sul telaio si legge: GE 180.
Sempre ivi si riscontra la scritta: Trasferito su una nuova tela da F.Tabuncov nel 1849.
La composizione che le fa da pendant, L’accoglienza dell’ambasciatore francese a Venezia, si trova all’Ermitage (inv. GE 175).
La Riva degli Schiavoni e la Piazzetta del Palazzo Ducale sono qui raffigurate nel giorno dell’Ascensione, solennità principale della Repubblica veneziana. Davanti al Palazzo Ducale è ormeggiata, scintillante d’oro, la galea «Bucintoro», la nave del Doge, attraccata al molo di ritorno dalla bocca di porto del Lido, dove si svolgeva la festosa cerimonia dell’alleanza di Venezia con il mare, suggellata dall’usanza di gettare in acqua un anello d’oro. Il rito dello «sposalizio» era un antico simbolo della potenza marinara di Venezia. Questa sfarzosa cerimonia si svolgeva ogni anno in occasione della festa dell’Ascensione. Il «Bucintoro» ritratto nel quadro, costruito nel 1728-1729, era un’imbarcazione particolarmente sontuosa; al centro della composizione sono visibili le gondole dell’ambasciata francese ornate di gigli, che affiancano la nave del doge veneziano durante il solenne corteo.
Insieme alla composizione dell’Ermitage in pendant, nel XVIII secolo il quadro del Museo Puskin venne inserito nell’elenco dei quadri più importanti acquistati per le Collezioni imperiali nel 1766–1768, compilato da Jakob Stehlin: «Canaletti. Udienza pubblica dell’ambasciatore di Francia conte di Gergy dal Doge di Venezia. Con numerosissime figure brulicanti, alte per la maggior parte ½ piede. Lo stesso nella composizione pendant. Lo sposalizio del Doge con il mar Adriatico, la signoria sul Bucentauro e una quantità pressoché sterminata di gondole» (Stehlin 1990).
Constable (Constable 1962) ha datato il quadro del Museo Puskin verso il 1730, basandosi sul fatto che il «Bucintoro» qui raffigurato fu costruito nel 1728-1729. Nonostante questo inconfutabile elemento storico, la successiva pubblicazione di Puppi (Puppi 1968) attribuisce il quadro al 1726-1727.
L’opera fu dipinta, insieme al quadro dell’Ermitage, su commissione del conte di Gergy, ambasciatore di Francia nella Repubblica veneziana; le due tele ricordano due importanti episodi storici legati alle relazioni diplomatiche tra la Repubblica veneziana e la Francia, che si erano rotte nel 1709 per colpa di Luigi XIV. Solo molti anni dopo il giovane Luigi XV nominò suo ambasciatore a Venezia Jacques-Vincent Languet, Conte di Gergy (1667–1734), che giunse nella città il 6 dicembre 1723. Tuttavia la presentazione ufficiale al doge e la cerimonia della consegna delle credenziali si svolsero solo tre anni dopo, il 5 novembre 1726. Il solenne arrivo dell’ambasciatore di Francia accompagnato da sessanta senatori fino al Palazzo Ducale è descritto nei particolari da un testimone oculare, Nicolò Trono (Venezia 1997).
In memoria di questo avvenimento venne commissionata la tela che si trova all’Ermitage, dipinta dal Canaletto nel 1727. Qualche anno dopo, nel 1728-1729, venne dipinto come suo pendant il quadro della collezione del Museo Puskin, che fissa la presenza dell’ambasciatore francese e del suo seguito al principale evento politico della Repubblica veneziana, durante la festa dell’Ascensione che a Venezia prendeva il nome di «Sensa». Durante tale celebrazione, nel 1728 prese il mare per la prima volta il nuovo «Bucintoro» che sostituiva la nave precedente, costruita nel XVII secolo. Riccamente ornata di figure intagliate in legno e dorate, la nuova imbarcazione ducale era particolarmente sfarzosa. I lavori di costruzione si protrassero per ben dieci anni, ma solo l’anno dopo, il 26 maggio 1729, l’imbarcazione venne definitivamente ultimata (Urban Padoan, Il Bucintoro, cit., p. 82). Il nuovo Bucintoro sarebbe comparso in tutti i festeggiamenti dell’Ascensione fino al 1797, illuminando del suo splendore il tramonto della Repubblica veneziana.
Uno dei disegni preparatori dal vero (Hessische Landesmuseum di Darmstadt), porta una scritta dell’autore, «Marzo 1729 Venezia» (Constable 1962, № 573). Queste date ci consentono di stabilire con maggior precisione l’epoca della tela moscovita, dipinta fra il 1728 e il 1729.
Le tele del Museo Puskin e dell’Ermitage furono la prima commissione di grande rilievo ricevuta da Canaletto. Non si possono ritenere una coppia nel senso stretto della parola. Non furono infatti ideate insieme, e anche per soluzione artistica, soprattutto per composizione e dimensioni delle figure, si differenziano in maniera abbastanza considerevole. Non avendo ancora sufficiente esperienza nell’impostare opere imponenti e di grandi dimensioni, Canaletto ricorse all’esperienza di Luca Carlevarijs, di cui è particolarmente evidente l’influsso nel quadro dell’Ermitage. In questo senso, è interessante notare che il modello iconografico per la composizione dell’Ermitage fu probabilmente un piccolo quadro di Carlevarijs, raffigurante lo stesso avvenimento, L’ingresso del conte di Gergy, nel Museo del castello di Fontainbleau (olio su tela, 46 х 92; Succi 1993, p. 43; 1994, pp. 70-72). Dipinto un anno o due dopo, il quadro del Museo Puskin testimonia che il Canaletto aveva acquisito una larga indipendenza e libertà di linguaggio pittorico.
Una variante affine alla composizione moscovita e del suo pendant, e delle stesse dimensioni, si trova nella collezione Aldo Crespi a Milano (Constable 1962, № 336). Le tele milanesi non sono tuttavia semplicemente delle copie, ma sono anzi caratterizzate da un’elevata qualità artistica. La loro genesi si collega a un altro rilevante evento storico, l’arrivo a Venezia dell’ambasciatore dell’imperatore d’Austria Carlo VI, conte Giuseppe Balagnos, di origine spagnola.
Esistono anche altre varianti della composizione, le più celebri delle quali si trovano nella collezione del castello di Windsor (olio su tela, 77 х 126; inv. 67А; Constable 1962, № 335), nella Dulwich College Picture Gallery (olio su tela, 58,3 х 101,8; inv. 599; Constable 1962, № 339), nel Museo d’arte di Philadelfia (U24-3-48), в Galleria degli Uffizi di Firenze (inv. 1064), in una collezione privata in Inghilterra (olio su tela, 156 х 238; Constable 1962, № 337). Quest’ultimo quadro, insieme alla Regata sul Canal Grande, la composizione che le fa da pendant, sono interessanti per le grandi dimensioni e anche per la provenienza: con tutta probabilità, furono dipinti per la reggia di Versailles su commissione di Luigi XV.
Un disegno preparatorio per la composizione moscovita, eseguito dal vero, in cui la nave del doge è rivolta nella direzione opposta, è custodito nella collezione del castello di Windsor (inv. 7451; Parker 1948, № 7; Constable 1962, № 642). Stilisticamente affine ad esso è il disegno già citato, dall’Hessische Landesmuseum di Darmstadt.
Provenienza: acquisito tra il 1766 e il 1768 per l’Ermitage; dal 1930 nel Museo di Belle Arti Puskin, Mosca.
Inventari e cataloghi manoscritti: Cat. Ermitage 1773, № 984; Cat. Ermitage 1797, № 2636; Inv. Ermitage 1859, № 2501.
Esposizioni: 1961 Mosca. Cat., p. 33 ill. ; 1964 Leningrado. Cat., p. 19; 1997 Venezia. Cat., № 40.
Bibliografia: Cat. Ermitage 1774, p. 84, № 984; Livret 1838, p. 283; Viardot 1844, p. 481; Somov 1859, p. 48; Cat. Ermitage 1863-1916, № 319; Cat. Ermitage 1863, p. 67; Waagen 1864, p. 98; Harck 1896, p. 427; Neustroev 1898, p. 96 ill.; Somov 1902, с. 31; Cat. Ermitage 1909, p. 37; Wrangell 1909, р. 37 ill.; Von Seidelitz in Thieme–Becker, V, 1911, p. 486; Album Ermitage 1912, с. 86 ил.; Benois 1910, p. 109; Ferrari 1914, tav. 4; Stark 1915, pp. 15, 24 ill., 28; Moschini 1954, p. 20, tav. 30; Haskell 1956, p. 298; Constable 1962, I, p. 108, 118, II, p. 336 (№ 336), 338, 345, 487; Canaletto e Guardi 1962, p. 16-17, № 4; Parker 1962, p. 16-17, № 4; Puppi 1968, p. 92, № 32; Сonstable, Links 1976, II, № 338; Magugliani 1976, p. 23; Canaletto 1980, pp. 60-61, № 84; Zampetti 1982, pp. 59-61, n.83, 84; Vsevolozhskaya 1984, pp. 254-255; Constable-Links 1989, II, p. 359, № 338; Stehlin 1990, II, с. 127, 153 nota 3; Vita e fasti di Venezia 1991, pp. 178-179 ill.; Markova 1992, pp. 352-353 ил.; Fomiciova 1992, p. 117, № 77; Succi 1993, p. 43; Succi 1994, pp. 68-72; Kowalczyk 1995, p. 290, № 70; Cat. Museo Puškin 1995, p. 164 ill.; Pedrocco 1995, pp. 31, 34, fig. 37; Venezia da Stato a Mito 1997, pp. 357-360 ill.; Canaletto 2001, p. 172; Markova 2002, vol. 2, pp.144-146, ill.