PIETRO DELLA VECCHIA
SCENA DI MAGIA
Il dipinto era considerato opera di anonimo; l’appartenenza del quadro a Pietro Della Vecchia è stata stabilita dall’autrice al momento della sua acquisizione da parte del museo. Il soggetto del quadro continua a restare enigmatico, e forse questa composizione di genere racchiude un significato allegorico.
Le caratteristiche teste raffigurate nel quadro si incontrano sovente in diverse opere dell’artista. Ad esempio, la figura maschile centrale con turbante bianco appare anche nella Crocifissione, della collezione Fondazione Cini di Venezia (Aikema 1984, ill. 12), dov’è raffigurata a tutta statura. D’altro canto, il principio compositivo adottato nel quadro moscovita non ebbe grande sviluppo nelle opere del maestro veneziano. Come analogia possiamo citare solo la tela Socrate con i discepoli (Aikema 1990, ill. 113).
Nonostante la vena grottesca caratteristica dell’artista, le opere di questo genere risalgono alle tradizioni della pittura del XVI secolo, a Giorgione e Tiziano, di cui Pietro della Vecchia copiò frequentemente le opere, guadagnandosi così da vivere negli anni giovanili. Di particolare interesse nella tela moscovita è un motivo di natura morta magistralmente eseguito: i galletti neri con la cresta rossa, raffigurati sulla tavola con le zampe legate. Elementi di questo genere si incontrano raramente nelle opere dell’artista. Nel caso in esame, il motivo potrebbe indicare che la scena raffigurata è legata alla chiromanzia o alla magia nera. Nella maniera pittorica, di fattura estremamente espressiva, si nota l’influsso di Bernardo Strozzi, operante a Venezia, e questa circostanza consente di datare il quadro a un periodo non antecedente il 1650.
Provenienza: Nel 1983 è stato acquistato da V.L. Men’šikov, Mosca.
Mostre: 1997 Tokio-Tendo-Okazaki-Akita, cat. n. 28.
Bibliografia: Markova 1992, p. 261, ill. (qui e di seguito: Scena di genere); Cat. Museo Puškin 1995, p. 181, ill.; Markova 2002, II, pp. 104-106, n. 79.