GIOVANNI LANFRANCO
ASSUNZIONE AL CIELO DI MARIA MADDALENA
Sul recto in basso a destra appare in rosso il numero di catalogo 603 dell’Ermitage del 1797.
Sul verso della tela è stampigliato il numero di inventario 5724 dell’Ermitage del 1859: si rilevano due sigilli di ceralacca, uno dei quali porta le iniziali di Paolo I.
Il soggetto è ripreso da un episodio raccontato nella Legenda Aurea ([1995], XCV, III): Maria Maddalena visse per trent’anni da eremita nel deserto. Gli angeli le portavano i Santi Doni, affinché potesse comunicarsi, e sette volte al giorno la innalzavano in cielo (Pigler 1974, I, pp. 464-466).
Già fin da quando l’opera si trovava nella collezione Crozat di Parigi, l’attribuzione a Lanfranco non sollevava dubbi. All’Ermitage il quadro era nei depositi, come indica un’annotazione sul catalogo manoscritto del 1797; per questo motivo, nei cataloghi a stampa dell’Ermitage del periodo compreso tra il XIX e l’inizio del XX secolo non viene fatta menzione dell’opera.
Un quadro dedicato allo stesso tema, ma un po’ diverso per composizione, faceva parte della serie di dipinti di Lanfranco che decoravano il soffitto in legno della cosiddetta stanza degli Eremiti, tra il palazzetto Farnese e la vecchia chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte a Roma. Attualmente conservata nel Museo di Capodimonte a Napoli (inv. n. 341), la tela venne dipinta dall’artista intorno al 1615-1616 (Giovanni Lanfranco 2001, p. 172); in passato era datata a un’epoca anteriore, e cioè al 1604-1605 (Seicento emiliano 1959, n. 112, ill.), oppure, in base a una precedente datazione di Schleier, al 1607-1608 (Schleier 1964).
Per lungo tempo la tela della collezione moscovita venne ritenuta un bozzetto preparatorio per il quadro napoletano, ma tale conclusione è infondata, perché le loro composizioni sono diverse. Si conoscono solo cinque opere, simili fra loro, ma diverse dal quadro di Capodimonte. In passato venivano attribuite tutte a Lanfranco, ma oggi vengono ritenute varianti o copie, ad eccezione del quadro del Museo Puškin. Una delle tele, che si trova al Museo del Prado a Madrid (Pérez Sánchez 1965, p. 162, n. 35), era attribuita da Voss a Lanfranco, ma attualmente, in seguito all’attribuzione di Schleier, viene ritenuta una copia dipinta da Carlo Selitto. Un’altra copia si trova nel Museo di belle arti di Bucarest. Sono ritenute repliche le opere della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, a Roma (inv. n. 212), e della collezione del duca di Devonshire a Chatsworth (Schleier 1964, n. 177, pp. 9, 13-14, nota 21; n. 179, p. 63); quest’ultima per lungo tempo venne ritenuta di mano dello stesso Lanfranco, che l’avrebbe dipinta per il cardinal Montalto (Salerno 1952, p. 192, fig. 10).
Nella bibliografia scientifica internazionale il quadro moscovita viene più volte menzionato come la copia dell’opera di Lanfranco. Tuttavia, a parere di Schleier, esso è da considerarsi di migliore qualità e quindi identificabile come l’opera originale che l’artista dipinse per il cardinal Montalto nel 1616-1617. Un recente restauro compiuto nel 2001 nel laboratorio del Museo Puškin, ci consente di apprezzare degnamente l’alto livello stilistico e di confermare la sua attribuzione allo stesso Lanfranco. Il quadro viene menzionato in fonti del XVII secolo (Martinelli e Passeri). Una composizione simile a quella in esame si incontra nella decorazione del soffitto dell’oratorio dei Nobili, eseguita da Lanfranco nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli.
Un disegno preparatorio che fissa l’idea compositiva del quadro moscovita è conservato nella raccolta delle incisioni del Museum der Bildenden Künste a Lipsia (Voss 1928, XXII, p. 310).
Provenienza: Si trovava nella collezione del cardinale Montalto, a Roma; nel XVIII secolo passò nella collezione Crozat, a Parigi, dove nel 1773 venne acquistato per l’Ermitage; da 1925 si trova nel Museo Puškin.
Materiali d’archivio: Tronchin 1772, n. 73; Cat. Ermitage 1773, n. 1146; Cat. Ermitage 1797, n. 603; Inv. Ermitage 1859, n. 5724.
Mostre: 1923 Pietrogrado, sala I.
Bibliografia: Martinelli 1660-1663 (ed. 1969); Passeri [prima del 1679] 1772; Cat. Crozat 1755, p. 18; Cat. Ermitage 1774, p. 98; Bauch 1924, p. 9, tav. 5; Stuffmann 1968, p. 85, n. 232; Pintura italiana 1970, p. 522, n. 173 (indicata come copia, erroneamente, conservata all’Ermitage); Markova 1992, pp. 194-195, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, p. 173, ill.; Markova 2002, II, pp. 176-178, n. 151.