PIETRO DA CORTONA (PIETRO BERRETTINI)
IL RITORNO DI AGAR
Sul recto, in basso a destra, appare in rosso il numero di catalogo 386 dell’Ermitage del 1797; sul verso della tela è stampato il numero di inventario 2587dell’Ermitage del 1859.
Il soggetto è preso dall’Antico Testamento, Gen 16,9. Dopo aver incontrato un angelo nel deserto Agar, concubina di Abramo, fece ritorno alla sua casa, da cui la moglie Sara l’aveva cacciata (Pigler 1974, I, p. 37).
La tela proviene dalla collezione di lord Walpole a Houghton Hall, dove nel XVIII secolo venne raffigurata da J.B. Michel in un’incisione pubblicata da Labensky (1805-1809). Fabbrini (1896) aveva erroneamente affermato che il quadro moscovita in passato si trovava nella collezione dei granduchi di Toscana a Firenze. Si trattava, in realtà, di un’altra variante della composizione, di dimensioni leggermente inferiori, ora appartenente al Kunsthistorisches Museum di Vienna (olio su tela, 123 х 99; inv. 170), che è menzionata nel 1762 a Palazzo Pitti (Dezalier d’Argenville 1762, p. 191) e poi tra il 1792 e il 1821, è trasferita in Austria. La variante viennese presenta una composizione speculare e la figura di Sara è spostata in secondo piano. Nella composizione del Museo Puškin Sara è invece collocata a sinistra, e proprio verso di lei si volge il gesto di Abramo: un elemento, quest’ultimo, che introduce nuove sfumature non solo nel contesto figurativo, ma anche in quello concettuale dell’opera. Le pose di Abramo e di Agar restano pressoché immutate nelle due composizioni, mentre diversa è la soluzione coloristica delle vesti di Agar (nel quadro del Puškin ha un mantello rosso, mentre nell’opera viennese è giallo), fatto che influisce considerevolmente sull’impostazione cromatica complessiva delle opere. La gamma coloristica del quadro viennese, nell’insieme luminosa e lieve, lo avvicina alle pitture di Palazzo Pitti, eseguite nello stesso periodo; nella tela moscovita i colori sono più densi, impressione dovuta in parte alla vernice ingiallita che ricopre il quadro.
L’appartenenza del quadro del Museo Puškin al catalogo di Pietro da Cortona non è mai stata messa in dubbio. Lo Bianco (in Pietro da Cortona 1997 a), che però ha visto il quadro solo in riproduzione, ha per prima avanzato l’ipotesi che possa trattarsi di un’opera della bottega del maestro. A questo riguardo, particolare interesse presenta un gruppo di disegni riferiti alla composizione in esame. Già von Below (1932) aveva fatto notare il legame tra il quadro moscovita e un disegno del Cabinet du dessins del Louvre, dietro al quale è riportata la scritta: «H. Dufour: Doms Petrus de Cortona fecit et dono dedit mihi Florentie in Julio 1647» (Lo Bianco non menziona il disegno, nonostante la particolare importanza che riveste, data la presenza della firma e della data). Altri due disegni appartengono al British Museum: uno di essi fissa la prima idea della composizione (inv. 483; Briganti 1962, ed. 1982, p. 299; Turner 1980, p. 46, n. 14), mentre l’altro rappresenta unicamente la figura di Agar (inv. 1977-11-5-13). Da notare che in tutti e tre i disegni la raffigurazione è orientata nello stesso verso del quadro del Museo Puškin.
Basandosi sulla scritta sul verso del disegno del Louvre, Briganti datava il quadro moscovita al 1647 circa, epoca in cui l’artista lavorò a Firenze (1644-1647). Briganti riteneva inoltre che la variante viennese fosse stata dipinta nel 1637, mentre Lo Bianco la attribuiva al 1640 circa, ma non dopo il 1642, quando si concluse il secondo periodo fiorentino dell’artista; del resto, la studiosa non esclude neppure la legittimità della datazione anteriore proposta da Briganti, che nella sua valutazione faceva riferimento a una copia del quadro del Museo Puškin, appartenente nel 1927 alla collezione dell’abate Thuclin a Parigi.
Provenienza: Nel 1725-1726, in un’asta di pittura di Andrew Hay (lotto 73), è stato acquistato da sir Robert Walpole che lo collocò nel castello di Houghton Hall a Norkolk; nel 1779 passò all’Ermitage; nel 1862 fu ceduto al Museo Rumjancev di Mosca; dal 1924 appartiene al Museo Puškin.
Materiali d’archivio: Cat. Ermitage 1773, n. 2318; Cat. Ermitage 1797, n. 386; Inv. Ermitage 1859, n. 2587.
Mostre: 1961 Mosca, cat. p. 39
Bibliografia: Aedes Walpolianae 1752, p. 88 (ovunque: Pietro da Cortona; qui: Abramo, Sara e Agar); Boydell 1788, I, tav. XXVII; Labensky 1805-1809, II, libro 5, pp. 35-37, tav. 1 (è riprodotta una silografia del quadro); Hand 1827, pp. 274, 276-277; Notice sur les principaux tableaux 1828, pp. 48, 129; Labensky 1838, p. 263; Viardot 1844, p. 477; Musée de l'Ermitage 1860, p. 130, n. 19; Museo dell’Imp. Ermitage 1861, pp. 146-147, n. 19; Cat. Museo Rumjancev 1862, p. 15, n. 135; Guide dans la galerie 1872, p. 45, n. 135; Voss III, 1885, p. 686; Fabbrini 1896, p. 279, n. 97; Cat. Museo Rumjancev 1915, pp. 21, 212, n. 4; Voss 1924, p. 261, n. 545; von Below 1932, p. 50; Briganti 1962, p. 247, n. 113, ill. (2° ed. 1982); Kunsthistorisches Museum 1965, p. 42, n. 503; Turner 1980, p. 46, n. 14; Pears 1988, p. 87; Ferino Pagden, Prohaska, Schütz 1991, p. 45; Markova 1992, pp. 252-253, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, p. 170, ill.; Moore 1996, p. 51; Pietro da Cortona 1997a, p. 352, n. 45; Brownell 2001, p. 53; Markova 2002, II, pp. 255-257, n. 224; Markova, in A Capital Collection 2002, p. 125, n. 31.