LA MORTE DI CLEOPATRA
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FRANCESCO TREVISANI, detto ROMANO

LA MORTE DI CLEOPATRA

Con ogni probabilità, la tela fu dipinta alla fine del secondo decennio del XVIII secolo

olio su tela

128,5 х 96 cm

Inv.: 4472

Cleopatra (69–30 a.c.) fu l'ultima regina egiziana della dinastia dei Tolomei. Dopo la sconfitta subita nella guerra contro Roma e l’invasione dell’Egitto da parte dell’esercito di Ottaviano Augusto si tolse la vita, facendosi mordere da un serpente velenoso (Pigler 1974, I, p. 366, 395-396).

Nella collezione di Višnevskij era considerata opera di un pittore italiano anonimo del XVII secolo, e successivamente di Pier Francesco Mola (con punto interrogativo); l’attribuzione attuale appartiene all’autrice del catalogo.

Il quadro è uno splendido esempio di opera della maturità di Trevisani, che Charles de Brosses definì uno dei pittori europei più insigni del suo tempo. Per maniera esecutiva la composizione del Museo Puškin si avvicina in particolare a quattro tele dipinte da Trevisani per i conti Schönborn (Pommersfelden, nei pressi di Bamberg): Susanna e i vecchioni, Betsabea, Giuseppe e la moglie di Potifar, Ammone e Tamara (Di Federico 1977, nn. 46-49, tavv. 38-41). Composizioni con nudi femminili si incontrano ripetutamente nell’opera dell’artista. Come analogia al dipinto in esame si può citare la Morte di Lucrezia del Szépmüvészeti Múzeum di Budapest (Pigler 1967, I, p. 708, n. 500; Di Federico 1977, n. 55).

Un disegno preparatorio per il quadro del Museo Puškin è stato scoperto in un album di schizzi di Trevisani, conservato negli Staatliche Museen di Berlino. In questo foglio la mano sinistra di Cleopatra, che tiene un fiore, ha una posizione diversa rispetto a quella nel quadro. Accanto, sullo stesso foglio, appare lo schizzo della mano nella variante definitiva.

Con ogni probabilità, la tela fu dipinta alla fine del secondo decennio del XVIII secolo.

Provenienza: Secondo la testimonianza di Feliks E. Višnevskij, si trovava nella collezione Lasc in Polonia, confiscata da Nicola I; passò quindi nella collezione Feliks E. Višnevskij, Mosca; nel Višnevskij lo donò al Ministero della cultura dell’URSS; dal 1985 si trova al Museo Puškin.

Mostre: 1997 Tokio-Tendo-Okazaki-Akita, cat. n. 4.

Bibliografia: Markova 1992, pp. 320-321, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, p. 205, ill.; Markova 2002, II, pp. 325-327, n. 290; Boskovits 2004, p. 122.

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