ORFEO
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ANTONIO MARIA VASSALLO

ORFEO

Metà del XVII secolo

olio su tela

75 х 110 cm

Inv.: 2672

Firma in basso, su un frammento di pietra: «Anto Ma Vassl/P».

Sul recto, a destra, si rileva il numero 2418 di catalogo dell’Ermitage del 1797. Sul verso della tela è stampato il numero di inventario 4448 dell’Ermitage del 1859; ad inchiostro, «174», il sigillo di ceralacca di Paolo I.

È in coppia con la composizione Scena dell’infanzia del re Ciro (inv. 221).

Il soggetto è tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, (X, 86-105). Orfeo, leggendario poeta tracio, inventore della versificazione e della musica, era celebre per la splendida armonia che sapeva trarre dal suono della lira, tanto da ammansire le belve, far inchinare le fronde degli alberi e spostare le pietre (Pigler 1974, II, pp. 195-197).

Nella collezione Walpole e all’Ermitage i due quadri erano ritenuti opera di Benedetto Castiglione, ma il rinvenimento della firma, a opera di Liphart (1912), stabilì la sicura appartenenza del dipinto alle opere di Anton Maria Vassallo. Definire l’identità del soggetto è stato un processo molto difficile, che in passato ha suscitato numerosi dibattiti. Nel quadro, il posto principale è occupato dalla raffigurazione di animali e fauni, in mezzo alla rigogliosa vegetazione del bosco, mentre la figura di Orfeo si scorge appena in lontananza. Per questo motivo, nell’inventario della collezione Walpole si nega recisamente l’interpretazione del soggetto collegata alla XIX ode di Orazio. Tuttavia, il fatto che nella descrizione del quadro si rimarchi l’assenza di un legame con il mito di Orfeo («The Subject, wich seems at first to be the Story of Orpheus, but certainly is not, from the principal Figure’s being thrown into the distant Landscape...»), potrebbe indicare che in passato, prima che il quadro venisse acquisito da Walpole, il soggetto fosse già stato messo in relazione al mito di Orfeo. Liphart (1912) intitolò il quadro Bacco. Nei cataloghi dell’Ermitage a partire dal 1912 resta immutata l’attribuzione del quadro a Vassallo, ma il titolo cambia continuamente: Orfeo agli inferi (Cat. Ermitage 1914), Satiri e animali intenti ad ascoltare Orfeo (Cat. Ermitage 1916). Grosso (1922-1923) e Lazarev (Lasareff 1930) lo pubblicarono con il titolo Orfeo. Ma anche in seguito, in cataloghi e guide del Museo Puškin e dell’Ermitage si incontrano titoli diversi.

Sulla vita e sull’arte di Vassallo, che appartiene agli artisti più dotati e brillanti della scuola genovese, ci sono pervenute scarsissime notizie; rimangono sconosciute perfino le date della nascita e della morte. Solo due quadri dell’artista, a soggetto religioso, sono contrassegnati dalla data di esecuzione, rispettivamente il 1637 e il 1648. Evidentemente, non basta per fissare la cronologia della sua opera. Vassallo si formò presso il pittore fiammingo Vincenzo Malò, trasferitosi a Genova. Proprio a lui l’autore del quadro del Puškin deve l’interesse per la raffigurazione degli animali sullo sfondo di paesaggi, e per l’espressività dei singoli particolari nelle nature morte che occupano un posto di rilievo nella sua opera.

Vassallo acquisì una notevole fama come animalista e autore di scene pastorali. A questo genere appartiene anche questo quadro, che si colloca nel periodo della maturità artistica del Bassano. Il virtuosismo dell’esecuzione e l’espressività del colorito, con la sua gamma cromatica «ardente» fanno della tela moscovita un esempio tipico della corrente dei cosiddetti «neoveneziani», diffusasi nella pittura di Roma e Venezia del XVII secolo.

Lo stesso motivo della raffigurazione di due satiri ritorna nel quadretto Scena mitologica della Galleria di Palazzo Bianco a Genova (olio su tela, 53 х 83; inv. 1097; Pagano, Galassi 1988, tav. 595).

Provenienza: Nel 1736 il quadro apparteneva a sir Robert Walpole, primo conte di Orford, e si trovava nella sua dimora in Downing street, a Londra; lì Vertue ebbe la possibilità di vederlo nel 1739; in seguito fu trasferito a Houghton Hall a Norfolk; nel 1779 Caterina II lo acquistò da George Walpole, terzo conte di Orford, per l’Ermitage; dal 1930 appartiene al Museo Puškin.

Materiali d’archivio: Cat. Ermitage 1773, n. 1567 (qui e di seguito: Castiglione, Bacco); Cat. Ermitage 1797, n. 2418; Inv. Ermitage 1859, n 4448 (Satiri tra animali e fiori).

Mostre: 1961 Mosca, cat. p. 22 (qui e di seguito: Vassallo); 1997 Tokio-Tendo-Okazaki-Akita, cat. n. 25.

Bibliografia: Aedes Walpolianae 1752, p. 87; ed 2002, p. 248 (qui e di seguito: Castiglione, Bacco); Cat. Ermitage 1773, n. 1567; Boydell 1788, II, tav. XXIX; Gilpin 1809, p. 61; Hand 1827, p. 295; Labensky 1838, pp. 204-205; Viardot 1844, p. 472 (Orfeo); Liphart 1912, pp. 22-23 (qui e di seguito: Vassallo, Bacco); Cat. Ermitage 1912, p. 74, n. 1927 (il numero si conserva in tutti i cataloghi dell’Ermitage fino al 1916 compreso); Album Ermitage 1912, p. 39; Cat. Ermitage 1916, p. 129; Grosso 1922-1923, p. 510, ill. 514 (Orfeo); Lasareff 1930, p. 104, tav. XXIVa (Orfeo); De Logu 1931, p. 59, ill. 52; Vertue 1934, III, p. 9; Markova 1992, pp. 238-239, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, pp. 140-141, ill.; Orlando 1999, p. 143, n. II.81; Markova 2002, II, pp. 57-59, n. 36; Markova, in A Capital Collection 2002, II, pp. 179-180, n. 86.

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