BARTOLOMEO DI MESSER BULGARINI (o BULGARINO)
MADONNA IN TRONO CON SANTI
Intorno al 1340-1345
46,7 х 19,9 (tavola con cornice originaria).
Inv.: 74
Terminazione triangolare. Originariamente era parti di un trittico. Il supporto è una tavola di pioppo senza giunture, dello spessore di 15 mm. La superficie pittorica è contornata da una severa cornice in rilievo. Sono visibili motivi ornamentali incisi sulle vesti, sui nimbi e lungo i contorni; la raggiera intorno al nimbo della Madonna è incisa in oro.
Sulla pittura in vari punti si rilevano piccole lacune nello strato pittorico e consunzioni nella doratura. Molto probabilmente, nel corso di un restauro è andato perduto lo strato superiore di fini velature trasparenti del delicato motivo ornamentale nel drappeggio realizzato su oro, che fa da sfondo al trono della Madonna, e nella veste di santa Caterina; lo stesso vale per l’impiantito in primo piano. A tergo della tavola, sotto una mano successiva di tinta scura, si vedono i resti del disegno geometrico originario.
A tergo figura un’etichetta di carta rossiccia con la scritta: Collezione D.I. Ščukin; un’altra porta il numero 103. C’è anche un’etichetta stampata in francese: 48.329. REVERS D'UN TRIPTIQUE. Marie sur un trône, ayant sur ses genoux l'enfant Jésus; a cote, une sainte portant la palme et St. Jean-Baptiste. Ce tableau est attribué à GENTILE DA FABRIANO. Panneau. Hauteur 47 cent. Largeur 19½ cent. Sous verre.
Restauro: 1973 (Museo Puškin, V.N. Zinov’eva), asportazione della vernice protettiva più recente, scurita e sporca.
Al centro, la Madonna è seduta in trono con il Bambino sulle ginocchia, e ai lati vi sono santa Caterina con la corona in testa e un ramo di palma, e Giovanni Battista, che indica Cristo con il gesto e la direzione dello sguardo.
Secondo la scritta a tergo, che risale all’epoca della vendita all’asta del dipinto, probabilmente la seconda metà del XIX secolo, esso era considerato opera di Gentile da Fabriano, mentre successivamente, nella cartoteca della collezione Ščukin, redatta da Vipper e Bloch nel 1919-1920, risulta attribuito a un maestro senese del XIII secolo. Al Museo Puškin pervenne come opera di Lippo Vanni, secondo l’ipotesi formulata da Lazarev dapprima verbalmente e poi ribadita nella sua monografia (Lazarev 1959). Zeri, in un primo tempo (verbalmente, 1968) lo attribuì a un artista anonimo sotto l’influsso del maestro che Berenson (1917; 1918) denominava «Ugolino Lorenzetti». De Wald (1923; cfr. anche Peter 1931) lo denominava Maestro di Oviglio, e Meiss (1936) lo identificava con Bartolomeo Bulgarini. Zeri (1987) avvicinò il dittico alla maniera giovanile di Lippo Vanni, riprendendo così l’attribuzione di Lazarev. L’attribuzione attuale appartiene all’autore del catalogo.
L’indicazione della scritta a tergo, secondo cui la nostra composizione sarebbe stata parte di un trittico, non corrisponde alla realtà. Era invece parte di un dittico, e Zeri riuscì a ricostruire che lo scomparto destro raffigurante la Crocifissione si trova al Musée Tessé a Le Mans, dov’era stato pubblicato con l’attribuzione «maniera di Lorenzo Monaco» (Le Feuvre 1932, p. 55, n. 285).
Ci sono tutte le ragioni per ritenere che l’autore dell’opera qui pubblicata sia Bartolomeo Bulgarini, la cui cerchia di opere acquista lineamenti sempre più definiti. Ne fanno parte la composizione del trittico raffigurante la Madonna con Bambino del Museo del Duomo di Foligno, Siena (Berenson 1968, I, р. 435, II, tav. 65); un trittico che si trovava in passato nella collezione della New York Historical Society, e nel 1970 è passato a una collezione privata di Firenze (Offner 1919, р. 193, fig. 3); la Santa Caterina della National Gallery di Washington (inv. 521; Shapley 1979, p. 270f, tav. 186); frammenti raffiguranti angeli al Museo d’arte di Filadelfia, coll. Johnson (Sweeny 1966, р. 18, n. 92) e al Museo Isabella Stewart Gardner di Boston (Hendy 1974, р. 51), e anche uno dei pannelli della predella del trittico eseguito intorno al 1531 per il duomo di Siena (Louvre, Parigi, inv. 312; Istituto d’arte Staedel, Francoforte, inv. 2135; Beatson, Müller, Steinhoff 1986, p. 621, fig. 9, 10). Tutte queste opere possono in certa misura essere considerate analogie del dipinto qui pubblicato. Una delle più prossime è la Madonna con Bambino in trono, con una santa martire, Giovanni Battista e quattro angeli della collezione Thyssen-Bornemisza (48 х 26; inv. 1981.35; Boskovits 1990, рp. 34-37, n. 4, ill.), che originariamente era la parte centrale di un trittico. La tipologia della Madonna, le figure del Bambino e di Giovanni Battista, come pure il disegno dei motivi ornamentali incisi si ripetono quasi esattamente nella composizione qui pubblicata e costituiscono una solida argomentazione a conferma della sua appartenenza all’artista stesso o alla sua bottega. All’elenco di analogie si possono aggiungere anche la Madonna con Bambino che si trovava in precedenza nel duomo di Grosseto (Museo diocesano, Grosseto), proveniente dall’Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena (Pinacoteca nazionale, Siena, inv. 61; Torriti 1977, рp. 138-139), e la Crocifissione con san Francesco della collezione Berenson di Settignano (Ugolino Lorenzetti; Russoli 1962, р. XVI, ill.).
Secondo il Vasari, Bartolomeo Ugolini si formò sotto la guida di Pietro Lorenzetti e lavorò a Siena tra il 1337 e il 1353, divenendo uno dei maestri più in vista della scuola pittorica locale. La sua opera è un esempio di come gli artisti senesi della metà del XIV secolo si allontanino sempre di più dai compiti monumentali che avevano invece determinato l’arte dei loro grandi predecessori. La Madonna con Bambino e santi della collezione del Museo Puškin, che ha subito alcuni danni senza tuttavia perdere la sua grande qualità artistica, si inscrive organicamente nella cerchia di opere di Bartolomeo Bulgarini.
Zeri (1987) datava l’opera al 1345 circa; e pressappoco allo stesso periodo (intorno al 1340-1345) Boskovits attribuiva anche l’opera citata sopra in qualità di analogia, appartenente alla collezione Thyssen-Bornemisza.
Lo scomparto con la raffigurazione della Crocifissione proviene dalla celebre collezione di Gigli-Campana, direttore del Monte di Pietà romano. La collezione fu venduta a metà del XIX secolo e venne acquisita in gran parte dal Louvre. Non è escluso che nella collezione Campana il dittico non fosse ancora stato smembrato, e quindi anche lo sportello del Museo Puškin avrebbe potuto appartenervi. La scritta a tergo della tavola è poco chiarificatrice, perché nel XIX secolo il francese era in uso anche nelle aste che si svolgevano in Italia. Un’etichetta di tipo identico, con un’analoga numerazione appare anche a tergo di un’altra opera, attribuita ad Andrea Vanni (cat. 3), che si trovava nella collezione D.I. Ščukin. Questo testimonia che entrambe le opere in passato furono messe alla stessa asta (probabilmente, nella seconda metà del XIX secolo).
Provenienza: Fino all’inizio del XX secolo la tavola era nella collezione del principe P.A. Golicyn, poi di Kropotkin, che la cedette a D.I. Ščukin (Mosca) all’inizio del Novecento per 1000 rubli; nel 1918 passò al Museo di antica pittura occidentale, Mosca, e nel 1924 al Museo Puškin.
Materiali d’archivio: Cartoteca della collezione Ščukin 1919-1920, ff. 82-84 (Anonimo senese del XIII secolo).
Mostre: 1897 Mosca, cat. 211 (Gentile da Fabriano).
Bibliografia: V pamjat’ vystavki izobraženij Bogomateri (In memoria della mostra di raffigurazioni della Madre di Dio), 1897, ill. 23 (Gentile da Fabriano); Lazarev 1959, p. 289 (Lippo Vanni); Cat. Museo Puškin 1986, p. 163 (Maestro senese del XIV secolo); Zeri 1987, рp. 131-132, ill. 29 (attribuita a Lippo Vanni); Album del Museo Puškin 1989а, n. 93, ill. (qui e di seguito, Maestro senese della metà del XIV secolo); Markova 1992, pp. 52-53, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, p. 122, ill.