BERNARDINO BUTINONE
seguace (?) di
MADONNA CON BAMBINO
Si osserva l’impiego della doratura nei nimbi, nella rappresentazione dell’arco, comprese rosette e capitelli delle colonne, nella bordura che orla il manto della Madonna e nella frangia del drappo verde in cui è avvolto il Bambino. Il fondo scuro al di sopra della rappresentazione dell’arco è posteriore; lungo l’orlo destro è visibile una striscia di pittura ritoccata nel corso del restauro.
Sul verso della tavola c’è un’etichetta del Dipartimento per le questioni museali e la tutela delle opere d’arte e le antichità presso il Commissariato Popolare per l’istruzione, con la scritta: Anonimo artista italiano del XV sec. Madonna con Bambino. Propr.: Conte Šeremetev, n. 116; inv. n. 21770; un’altra etichetta riporta il n. 181.
Questo tipo di raffigurazione in cui la Madonna è rappresentata in piedi, risale ad antichi modelli della pittura cristiana e si incontra abbastanza di rado nell’arte italiana del XV-XVI secolo. Qui si intreccia tuttavia con la raffigurazione – ben più diffusa tra gli artisti italiani – della Madonna che tiene fra le braccia il Bambino.
A Ostaf’evo il dipinto era considerato opera di un artista anonimo di scuola padovana, e con la stessa attribuzione pervenne al Museo Puškin. Lazarev (verbalmente, negli anni Venti) lo attribuiva a Bernardino Butinone, e il quadro giunse al museo sotto questo nome. Insieme ad Andreeva-Šilejko egli lo riteneva eseguito dall’artista nell’ultimo periodo, quando subiva fortemente l’influsso di Leonardo da Vinci. Ritornando sul problema dell’attribuzione dell’opera in un articolo del 1964, Lazarev (Lasareff 1964) la ascrisse ad un seguace di Butinone e osservò che la raffigurazione del Bambino Gesù risale alla Madonna Benois di Leonardo. Basandosi su questa argomentazione, Lazarev datava il dipinto moscovita intorno al 1485-1495.
Il paesaggio raffigurato nel quadro non testimonia semplicemente che il suo autore conosceva le opere di Leonardo da Vinci, ma ne rivela anche l’interesse per la pittura dei maestri settentrionali; nel dipinto si osserva una caratteristica commistione di tradizioni lombarde e dell’esperienza artistica della scuola padovano-ferrarese. Questo spiega per molti aspetti perché per un certo periodo si facesse il nome di Bernardino Butinone come presunto autore del dipinto. Manca tuttavia una somiglianza diretta con le opere del maestro.
Dubbi circa la sua attribuzione furono espressi (verbalmente) da Zeri, Russoli, Pallucchini. Boskovits (in una lettera del 12 aprile 1990) collegava il quadro del Museo Puškin all’attività di un artista poco conosciuto, Jacopino de Mottis.
Per qualche tempo l’autrice del catalogo si è attenuta alla definizione più generica di «maestro lombardo». In quest’edizione torniamo all’attribuzione «seguace di Butinone», perché proprio sotto questa dicitura l’opera continua ad essere nota nelle bibliografie. In particolare, in una delle sue pubblicazioni più recenti, Natale (1987) ha definito l’autore della composizione moscovita «un raro e anonimo seguace del Butinone».
Provenienza: Fu acquistato in Italia da P.P. Vjazemskij a metà del XIX secolo; era conservato nella tenuta di Ostaf’evo, nei pressi di Mosca (coll. Vjazemskij-Šeremetev); nel 1924 dal Museo della tenuta «Ostaf’evo» è pervenuto al Museo Puškin.
Bibliografia: Lasareff 1964, рp. 83-90 (qui e di seguito, Seguace di Butinone); Wassermann 1971, р. 314, nota 13, fig. 4; Wassermann 1982, р. 42, tav. 45; Natale 1987, рp. 88, 97-98, nota 61; Markova 1992, p. 100, ill. (Maestro lombardo dell’ultimo quarto del XV secolo); Cat. Museo Puškin 1995, p. 101, ill. (Maestro lombardo della fine del XV secolo); Markova 2002, pp. 110-112, n. 52.