JACOBELLO DEL FIORE
CROCIFISSIONE CON LA VERGINE, SAN GIOVANNI EVANGELISTA E MONACI CARMELITANI
Si tratta probabilmente di un frammento di pala d’altare. Il supporto è una tavola unica di pioppo dello spessore di 30 mm, con la fibra del legno orientata in verticale. La pittura presenta in vari punti consunzioni e ritocchi scuriti, particolarmente evidenti lungo le crepe della tavola. Si leggono iscrizioni sopra la testa di Maria: МА. OI.; e sopra il capo di Giovanni: S. IOHANES. EV.
Restauro: 1965 (Museo Puškin, V.N. Zinov’eva), asportazione delle bolle formatesi nella base di gesso; chiusura mediante cera dei fori lasciati dal tarlo; asportazione delle macchie scure causate dallo strato irregolare di vernice sporca.
Per il soggetto, cfr. Mt 27,33-56, Mc 15,22-41, Lc 23,33-49, Gv 19,17-37. La tradizione di disporre ai lati del Crocifisso le figure della Vergine Maria e di san Giovanni Evangelista non compare prima del VI secolo. Una peculiarità interessante è l’inserimento nella scena di gruppi di monaci carmelitani, committenti dell’opera. Nella collezione Ščekin era ritenuta opera di Jacopo Avanzi, e successivamente venne attribuita con punto di domanda alla scuola padovana del XIV secolo. In seguito, nell’inventario principale del Museo Puškin venne registrata come opera di artista anonimo di scuola padovana del XIV secolo, sulla base dell’attribuzione verbale di Lazarev, che la collegava al nome di Guariento, uno degli artisti di spicco a Padova, e scorgeva un’affinità stilistica con la Crocifissione della Galleria di Ferrara e con la Pietà nella chiesa degli Eremitani a Padova (Lazarev 1959). L’attribuzione attuale appartiene all’autrice del catalogo (Markova 1977; Markova 1982).
La Crocifissione con astanti della collezione del Museo Puškin mostra una somiglianza con il gruppo di opere legate al periodo giovanile di attività di Jacobello del Fiore. L’artista si formò sotto l’influsso della pittura veneziana del tardo Trecento, in particolare di Giovanni da Bologna e del maestro padovano Guariento. Negli anni giovanili lavorò probabilmente in vari centri della costiera adriatica, in particolare a Pesaro. Con il passar del tempo Jacobello subì l’influsso di Gentile da Fabriano, che svolse un ruolo decisivo nella formazione della maniera matura dell’artista, uno degli esponenti di spicco dello stile tardogotico a Venezia. L’arte di Jacobello del Fiore si sviluppò nel contesto di Venezia e delle Marche.
Fra le analogie all’opera qui pubblicata possiamo menzionare la Crocifissione della collezione Mariella de Zoti a Brescia (Zeri 1971, р. 37, fig. 34-35), un’altra Crocifissione del Museo Civico di Padova (inv. 1197; Da Giotto al Mantegna, 1974, n. 68; Da Giotto al Tardogotico, 1989, ill. n. 70), e anche un trittico di modeste dimensioni, un tempo appartenente alla collezione Lederer a Vienna, e attualmente in una collezione privata svizzera (Natale 1978, р. 88, n. 47; Pittura nel Veneto, 1989, I, fig. 19). Inoltre, la medesima caratteristica maniera pittorica ed espressività fisionomica contraddistinguono anche il Compianto funebre con astanti del Museo di Arte Occidentale e Orientale di Kiev (inv. 149-ž), in cui le figure, come nella Crocifissione del Museo Puškin, si dispongono su un fondo rosso. A questo gruppo appartengono anche alcuni piccoli altaroli portatili, tra cui un trittico con l’Incoronazione di Maria della Pinacoteca Malaspina a Pavia (inv. 190; Pinacoteca Malaspina 1981, p. 157), un trittico del Museo Isabella Stewart Gaerdner di Boston, un altro della Galleria Estense di Modena (Galleria Estense 1990, p. 22, fig. 30), e il trittico ora smembrato di Torre di Palme. Questo gruppo di opere, per riconoscimento generale, appartiene alla scuola veneziana della fine del XIV secolo, ma l’attribuzione dei singoli dipinti suscita divergenze; c’è chi li attribuisce alla cerchia di Jacobello, e chi alla cerchia di Nicolò di Pietro. Ad esempio, nel 1952 Bologna (1952, рp. 9-10) aveva indicato come autore degli altaroli portatili l’anonimo artista detto «Maestro degli Altaroli», mentre Coletti (1953, p. 10) collegava il trittico di Pavia e un trittico dell’Accademia veneziana (inv. 14) alla fase giovanile dell’attività di Jacobello del Fiore. Alcuni anni dopo, per designare questo gruppo di opere, Pallucchini (1964, р. 212) propose un altro nome convenzionale ormai diffuso tra gli studiosi, il Maestro di Torre di Palme; a suo giudizio, questo artista anonimo subiva l’influsso di Lorenzo Veneziano e di Giovanni da Bologna, ed era probabilmente contemporaneo di Jacobello del Fiore.
Negro (1994) attribuisce il dipinto della collezione del Museo Puškin all’anonimo Maestro del Crocifisso di Pesaro, operante nella provincia veneziana nel periodo fra il XIV e il XV secolo. Confrontando la composizione moscovita con la Crocifissione del Palazzo vescovile di Pesaro, opera principale di questo artista (Fioritura tardogotica, 1998, p. 226), l’attribuzione di Negro non regge. De Marchi (1997) è ritornato all’attribuzione proposta dall’autrice del catalogo, e giustamente ha fatto notare la somiglianza con un piccolo trittico del Museo Nazionale di Stoccolma (inv. 2099). Osservando l’esecuzione più sommaria della composizione moscovita rispetto alle altre opere, l’ha collegata alla bottega dell’artista. Quest’impressione è spiegabile in buona parte con lo stato di conservazione dello strato pittorico, che presenta numerose lacune, consunzioni e tracce di interventi di restauro.
Jacobello del Fiore dirigeva un’importante bottega, ma i nomi di molti suoi allievi e aiuti non si sono conservati. Tra loro c’erano probabilmente artisti come il Maestro di Ceneda e il Maestro di Cellino Attanasio. Dopo la sua morte, la bottega passò al suo allievo Ercole di Jacobello (Chiappini di Sorio 1989).
Lo stretto legame tra l’opera del Museo Puškin e la pittura di Jacobello del Fiore è fuor di dubbio, ma non è da escludere che essa potesse essere eseguita dalla cerchia di artisti più vicini a lui; la datazione più probabile è intorno al 1405.
Provenienza: Acquistata da M.S. Ščekin nel primo decennio del XX secolo in Italia; donata nel 1909 da Ščekin.
Materiali d’archivio: Inventario della collezione Ščekin 1909, f. 1, n. 3 (Jacopo Avanzi); Inventario del Museo di Belle Arti 1900-1924, II, n. 1785 (Scuola padovana [?], XIV secolo).
Bibliografia: Guida del museo 1917, p. 117, n. 7 (Maestro anonimo di scuola padovana del XIV secolo. Calvario); Lazarev 1959, pp. 311-312 (Guariento); Markova 1977, pp. 392-399, ill. (Jacobello del Fiore); Markova 1982, рp. 13, 19; fig. 2, 4 (qui e di seguito, Jacobello del Fiore); Markova 1991, p. 18; Markova 1992, p. 78, ill.; Markova 1992, рp. 25, 30, 31 ill.; Negro 1994, рp. 20-25 (Maestro del Crocifisso di Pesaro); Cat. Museo Puškin 1995, p. 133, ill. (qui e di seguito, Jacobello del Fiore); De Marchi 1997, p. 21, nota 73 (Bottega di Jacobello del Fiore); Fioritura tardogotica, 1998, p. 213 (Jacobello del Fiore).