MADONNA CON BAMBINO IN TRONO CON DUE DONATORI E ANGELI
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MARCO DI MARTINO DA VENEZIA (MARCO VENEZIANO) ?

MADONNA CON BAMBINO IN TRONO CON DUE DONATORI E ANGELI

1310-1315

tempera su legno, doratura

99,5 х 64,3 cm

Inv.: 2712

Il supporto è una tavola unica di pioppo, con la fibra del legno orientata in verticale. A tergo la tavola è piallata, e anche lievemente ritagliata su tutti i lati, soprattutto lungo l’orlo inferiore, dov’è andata perduta una fascia di larghezza non inferiore a 5 cm; per questo motivo non si è conservata la raffigurazione della base del trono della Madonna e sono andate parzialmente smarrite le figure dei donatori. Gli orli della tavola sono rivestiti di listelli, a tergo sono applicate due doghe posteriori. La doratura contrassegna i nimbi, la bordura dei polsini e dell’orlo del manto della Madonna, decorato a stelline d’oro. Si osservano motivi ornamentali a incisione sui nimbi e sui polsi. Il colore originario del manto della Madonna e del fondo si è notevolmente scurito e ha cambiato tonalità. Un po’ a sinistra rispetto al centro, sul trono, si rilevano zone annerite da bruciature dello strato pittorico e del fondo di gesso, causate dalla fiamma delle candele.

Quest’icona, di dimensioni relativamente modeste, poteva forse essere destinata all’altare di una cappella o di un oratorio domestico. Vi è riprodotto il tipo bizantino della Glykophilousa, con l’impiego di alcuni elementi dell’iconografia della Vergine della Tenerezza. La Madonna è inoltre presentata come Regina celeste, con la corona in capo, maestosamente assisa su un trono che simboleggia la Chiesa; il trono è ligneo, con un’allusione al tema della Crocifissione. Ai piedi del trono, ai lati della Madonna vediamo raffigurati in ginocchio due donatori, committenti dell’icona, rivestiti di abiti della foggia del tempo. La tradizione di inserire nelle composizioni religiose tali raffigurazioni si radicò saldamente nella pittura del Trecento a Venezia, a partire da Paolo Veneziano e fino agli artisti del tardo gotico; di qui successivamente sarebbe passata nella pittura del Rinascimento.

L’icona è pervenuta al Museo Puškin come opera di scuola toscana della fine del XIII secolo, e in seguito è stata considerata un dipinto di anonimo italiano del XIII-XIV secolo. Lazarev (Lasareff 1965) la attribuì alla scuola veneziana e la datò intorno al 1310-1315. Lo studioso propendeva per collegare l’icona al periodo maturo dell’anonimo autore del ciclo di affreschi presente nella chiesa veneziana di San Zan Degolà (San Giovanni Decollato).

L’icona appartenente alla collezione del Museo Puškin figura nelle bibliografie come uno dei dipinti più significativi, all’interno di un gruppo di opere sintomatiche dell’evoluzione della pittura veneziana del primo terzo del XIV secolo, che passa gradualmente dalla tradizione bizantina ad uno stile moderno, europeo, caratterizzato da elementi gotici. Nella critica contemporanea esistono diversi punti di vista circa l’attribuzione dell’icona moscovita: alcuni studiosi identificano il suo autore con Marco Veneziano, altri lo chiamano convenzionalmente  Maestro dell’Incoronazione della Vergine di Washington, Maestro di Caorle e così via.

Muraro (1969, рp. 29-32), è stato il primo a riunire tale gruppo di opere intorno all’Incoronazione della Vergine della National Gallery di Washington, datata al 1324 (inv. К1166; Muraro 1969, tav. 1, 2); in passato questo dipinto si trovava nella collezione veneziana Da Zotto. Nel gruppo lo studioso inserisce la Madonna con Bambino in trono, del Museo Nazionale di Belgrado (Muraro 1969, tav. 4; Zlamalik 1967, рp. 20-21); un frammento di pala d’altare con la raffigurazione di una Madonna con Bambino, nel Museo Civico di Padova (inv. 1604; Muraro 1969, tav. 3; Da Giotto al Tardo­gotico, 1989, pp. 77-79, n. 55); e infine l’icona della collezione del Museo Puškin. Muraro cerca di identificare questo maestro anonimo con Marco, fratello maggiore di Paolo Veneziano, o addirittura con Martino, loro padre. Secondo fonti documentarie, sia Marco che Martino erano artisti, sebbene non si siano conservate opere attribuibili loro con certezza.

Flores d'Arcais (1992) ha indicato come autore dell’icona moscovita Marco Veneziano, mentre nella medesima pubblicazione Lucco (1992) mette in dubbio tale attribuzione. Travi (1994) inserisce l’opera del Museo Puškin nel gruppo di opere del cosiddetto Maestro di Caorle.

La ricostruzione dell’attività artistica dell’autore del nostro dipinto ha seguito strade diverse. Pallucchini (1964, fig. 203-204), ancor prima che vedesse la luce la monografia di Muraro, aveva introdotto il nome convenzionale di Maestro di Caorle, che deve la sua origine a un gruppo di sei composizioni con figure di apostoli, che si trovano nel duomo di Caorle. Secondo Lucco, questo pittore operò tra la fine degli anni Venti alla fine degli anni Quaranta del XIV secolo, mentre Travi (1994, р. 71), a nostro avviso più verosimilmente, attribuisce l’inizio della sua attività ai primi anni del secolo.

Prijatelj (1986, рp. 148-150) fece un cauto tentativo di identificare il Maestro di Caorle con un artista della Dalmazia, Nicolò di Cipriano de Blondis da Zara, che secondo i documenti lavorò cinque anni nella bottega di Paolo Veneziano. Quest’interessante ipotesi resta tuttavia senza conferma. Fra le opere dell’artista, oltre ai già citati frammento di Padova e icona di Belgrado, Prijatelj (1986) menziona anche la Crocifissione della chiesa ortodossa serba di Spalato.

Ampliando l’elenco, Travi (1994, р. 71) vi aggiunge una predella della collezione Cini a Venezia, che era già stata attribuita allo stesso artista da Lucco, e altre due opere, la Crocifissione con quattro santi nella chiesa di San Marcuola a Venezia e la Madonna Orante nella chiesa dei Santi Maria e Donato a Murano. In questo gruppo di opere vengono inoltre incluse quattro Crocifissioni, situate rispettivamente all’Istituto greco sull’isola di San Giorgio dei Greci (Venezia), nella chiesa di San Giorgio Decollato a Venezia, nel monastero di San Nicolò a Trau e nella collezione Borla a Trino Vercellese; e inoltre i mosaici del Battistero di San Marco e del Museo Marciano a Venezia (Pittura in Italia, 1986). Nonostante le somiglianze con l’opera di Paolo Veneziano, la cerchia dei dipinti del maestro di Caorle, secondo Travi, è caratterizzata da una certa inclinazione alla narrazione e all’espressività.

Le opere menzionate non offrono soltanto elementi di somiglianza. È evidente che il frammento padovano si differenzia dalla composizione dell’Incoronazione di Maria di Washington, che dà il nome al gruppo e possiede uno stile più lineare e arcaico. Questa differenza è stata notata dagli studiosi che hanno collegato l’opera al periodo giovanile dell’artista, contraddistinto da un certo influsso della maniera bizantina (Flores d'Arcais 1992). Secondo Lazarev (Lasareff 1965), l’Incoronazione di Maria di Washington potrebbe appartenere allo stesso autore dell’icona della collezione del Museo Puškin, ma riferirsi a un periodo posteriore. Lo studioso indica, in particolare, un’affinità nella raffigurazione del trono. A nostro avviso, l’icona del Museo Puškin e l’Incoronazione di Maria di Washington vennero dipinte da differenti artisti, che lavoravano in parallelo e dovevano risolvere problemi artistici simili, ma possedevano temperamenti e maniere pittoriche diversi. Proseguendo il raffronto, osserviamo che la composizione di Washington presenta affinità con l’icona di Belgrado, e si può presupporre che ne sia autore lo stesso Paolo Veneziano nel periodo giovanile della sua attività.

Per quanto riguarda l’icona moscovita, nel gruppo delle opere del maestro dell’Incoronazione di Maria di Washington l’analogia più stretta con essa si ravvisa nel frammento padovano. L’ha notato anche Flores d'Arcais (1992), che ha pubblicato entrambe le opere insieme all’icona di Belgrado sotto il nome di Marco Veneziano. Va segnalata la pressoché totale coincidenza del motivo dell’austero fregio ornamentale inciso nei nimbi e sulla corona della Vergine, come pure delle stelline sul suo manto scuro, realizzate mediante doratura; inoltre, si nota la medesima gamma coloristica abbastanza scura, costruita in entrambe le opere sul contrasto fra rossi e blu che conferisce loro un senso di tensione espressiva. Nel frammento di Padova, come nell’icona moscovita, il manto della Madonna è quasi nero, il che testimonia che l’artista usò pigmenti e leganti di analoga composizione.  Richiamano l’attenzione anche l’identica costruzione della forma plastica, le tipologie dei volti, l’espressione degli sguardi, il modo di rappresentare il braccio sinistro della Madonna che regge il Bambino, la forma dell’orecchio di quest’ultimo e alcuni altri particolari. Entrambe le opere confermano la tesi di Travi, secondo cui il loro autore tende a un linguaggio artistico di grande espressività. Bettini (Grossato 1957, рp. 117-118) attribuiva il frammento padovano a Paolo Veneziano, ravvisandovi l’inizio del discostarsi del maestro dalla maniera bizantina (Da Giotto al Mantegna, 1974, n. 4).

Anche lo stile dell’icona moscovita mostra un evidente affievolirsi dell’influsso della maniera bizantina. La Madonna è qui liberamente seduta su un ampio trono gotico di modello occidentale, presentato in prospettiva. Nella veste della Madonna, modellata con morbide sfumature di chiaroscuro, lo schematismo bizantino del panneggio si trasforma in un bizzarro disegno stilizzato, che risponde alla nuova estetica «gotica». Non a caso Flores d’Arcais definisce il suo autore, «se non un maestro, almeno un precursore del Maestro Paolo». Questo chiarisce perché si attribuisca l’opera al fratello maggiore di Paolo, Marco Veneziano, della cui arte non sappiamo nulla ad eccezione del fatto che era un pittore, chiamato nei documenti magister Marcus pictor.

Provenienza: Nel 1935 è giunta dal Museo di storia della religione (monastero Donskoj), Mosca.

Bibliografia: Lasareff 1965, рp. 23-26, 28-29, ill. (Maestro veneziano intorno al 1310-1315); Muraro 1969, рp. 29, 125, tav. 5 (Maestro dell’Incoronazione di Maria di Washington ?); Gamulin 1971, рp. 19-21, fig. 22 (Maestro veneziano dell’inizio del XIV secolo); Da Giotto al Mantegna, 1974, n. 9 (Maestro dell’Incoronazione di Maria di Washington); Pittura in Italia, 1986, p. 634 (attribuita a Marco Veneziano); Da Giotto al Tardogotico, 1989, p. 78 (Maestro dell’Incoronazione di Maria di Washington); Markova 1992, p. 46, ill. (Maestro veneziano dell’inizio del XIV secolo); Flores d'Arcais 1992, pp. 21, 23, 81 n. 31, fig. 6 (Marco Veneziano); Lucco 1992, p. 541 (Marco Veneziano ?); Travi 1994, р. 71 (Maestro di Caorle); Cat. Museo Puškin 1995, p. 88, ill. (qui e di seguito, Maestro veneziano dell’inizio del XIV secolo); Guidebook 1995, р. 89; Santini 1997, р. 125, n. 10, tav. 4 (Maestro dell’Incoronazione di Maria di Washington).

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