MADONNA CON BAMBINO, SANTI E ANGELI. ANNUNCIAZIONE, NATIVITÀ, CROCIFISSIONE
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MAESTRO DELLA MISERICORDIA

MADONNA CON BAMBINO, SANTI E ANGELI. ANNUNCIAZIONE, NATIVITÀ, CROCIFISSIONE

Trittico portatile

Inizio del 1370 anni

tempera su legno, doratura

95 х 69,8 (tavola con cornice) Misura dei singoli comparti: centrale, 61 х 34,5; laterali, 61 х 17,3.

Inv.: 230

Il supporto di ciascun pannello è costituito da una tavola unica di pioppo, con la fibra del legno in verticale. Si osservano motivi ornamentali incisi sui nimbi, sulla fascia che incornicia ogni tavola, sul tappeto che fa da sfondo al trono della Madonna, e sull’impiantito della composizione centrale. La pittura presenta numerose lacune, soprattutto sui volti, dove nel corso del restauro insieme alla vernice protettata sono state asportate in alcuni punti le velature dello strato pittorico; si osservano inoltre ritocchi apportati nel corso di restauri. La composizione centrale è rivestita a tergo da una tavola applicata nel XIX secolo. Il motivo ornamentale color ocra chiara su fondo marrone che decora a tergo i pannelli laterali è posteriore, del XIX secolo.

Sulla predella compare la tradizionale scritta a caratteri gotici: AVE MARIA GRATIA PLEN[A], e due stemmi a forma di scudi triangolari (variaghi). Quello di destra, una croce rossa formata da un pilastro e una fascia, è lo stemma di Firenze; quello di sinistra è una croce d’oro di Sant’Andrea in campo blu. Come ha avuto modo di appurare l’autrice del catalogo, lo stemma con la croce di sant’Andrea apparteneva al committente del trittico, il casato fiorentino dei De Vita, o Viti (Ciabani 1992, I, p. 203).

Restauro: 1972 (Museo Puškin, V.N. Zinov’eva), asportazione della vernice protettiva più recente, scurita e sporca.

Siamo di fronte a un tipo di trittico pieghevole portatile che presenta un’iconografia tradizionale per la Firenze del XIV secolo (cfr. cat. 1, Andrea Bonaiuti).

È pervenuto al Museo Puškin come opera di un artista fiorentino della cerchia di Nardo di Cione; in precedenza veniva attribuito a un pittore di scuola senese del XIV secolo. Lazarev (1959) lo collegava alla scuola di Jacopo di Cione. Come opera del Maestro della Misericordia, è stato pubblicato per la prima volta da  Boskovits (1975). Questo nome convenzionale venne attribuito da Offner (1958) a un artista anonimo fiorentino operante nel terzo quarto del XIV secolo (nella bibliografia russa viene tradotto come «Maestro della Madonna della Misericordia», cfr. Kustodieva 1989, p. 64).

L’artista ha preso il nome dalla composizione Madonna della Misericordia della Galleria dell’Accademia a Firenze, datata al 1380 circa (inv. 8562; Marcucci 1965, рp. 133-135, n. 95, ill.). Intorno a quest’opera sono stati raggruppati i dipinti dell’anonimo artista, che nelle bibliografie viene anche chiamato Maestro di Sant'Eligio, perché gli vengono attribuite le Storie della vita di questo santo nella collezione Cambò di Barcellona. In questo gruppo di opere, molte delle quali in passato venivano pubblicate sotto il nome di Agnolo Gaddi, è visibile l’influsso di Bernardo Daddi e Taddeo Gaddi, e anche un legame con le opere di Giottino e Giovanni da Milano. Si è tentato di identificare il Maestro della Misericordia con il fratello maggiore di Agnolo Gaddi, Giovanni, il cui nome viene menzionato nei documenti dal 1369 al 1385.

Non conosciamo opere datate di questo artista. Ampliando considerevolmente la cerchia delle opere attribuitegli, Boskovits (1975, рp. 366-372) cita un lungo elenco di dipinti che egli attribuisce al periodo compreso fra il 1360 e il 1385. Non tutte le attribuzioni proposte dallo studioso sono convincenti, ma un’opera come la Madonna della Misericordia, che in precedenza figurava nella collezione Uhlman di Francoforte (Boskovits 1975, fig. 212), può essere considerata una delle analogie più prossime al nostro trittico. Forse, allo stesso autore appartengono anche tre frammenti di una predella con le scene delle Stimmate di san Francesco, della Natività e della Conversione di Saulo della Galleria dell’Accademia di Firenze (inv. 8575; Marcucci 1965, рp. 135-136, n. 96, ill.), che sono generalmente collegate all’attività del Maestro della Misericordia. La scena della Natività è affine nell’insieme al corrispettivo frammento del trittico del Museo Puškin, ma alcuni elementi, in particolare il capo della Madonna, suscitano dei dubbi nell’attribuzione, forse per alcuni difetti nella conservazione della pittura originaria.

Una caratteristica delle opere dell’artista sono le proporzioni slanciate delle figure, che testimoniano la penetrazione di influssi gotici nella pittura fiorentina. La finezza e raffinatezza decorativa nell’esecuzione di alcune opere da cavalletto di piccole dimensioni, tra cui anche il trittico del Muso Puškin, rimandano a contatti con la tradizione della miniatura senese. Lo stemma raffigurato sul trittico consente di ritenere che il committente dell’opera fosse Giovanni Di Vita, membro della corporazione dell’Arte dei Corrazzai, che godeva della stima dei concittadini e venne più volte eletto all’alta carica di «priore della libertà», nel 1356, 1360 e 1373 (Ciabani 1992, I, p. 203). Forse, il trittico appartenente al Museo Puškin venne commissionato all’artista dallo stesso Giovanni Di Vita o da qualche membro della sua famiglia, all’inizio degli anni Settanta del XIV secolo. Quest’ipotesi corrisponde alla datazione del trittico proposta da Boskovits (1975), tra il 1375 e il 1380, basandosi sull’analisi stilistica dell’opera.

Provenienza: Eseguito su commissione della famiglia Di Vita a Firenze; venne acquistato in Italia da P.P. Vjazemskij a metà del XIX secolo; venne collocato nella tenuta di Ostaf’evo nei pressi di Mosca (coll. Vjazemskij-Šeremet’ev); nel 1924 è pervenuto al Museo Puškin dal Museo di Villa Ostaf’evo.

Bibliografia: Lazarev 1959, p. 295 (Scuola di Jacopo di Cione); Cat. Museo Puškin 1961, p. 88 (Maestro italiano del XIV secolo, scuola fiorentina); Boskovits 1975, р. 370 (Maestro della Misericordia); Markova 1992, pp. 60-61, ill. (qui e di seguito, Maestro della Misericordia); Cat. Museo Puškin 1995, p. 105, ill.; Markova 1995, p. 192 (trittico di scuola fiorentina del XIV secolo).

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