MADONNA CON DONATORE E ANGELI. PIETÀ
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NICOLO’ DI PIETRO

MADONNA CON DONATORE E ANGELI. PIETÀ

Circa 1390-1409 anni

tempera su legno, doratura

91 х 56 cm

Inv.: 1502

Il supporto è costituito da una tavola di pioppo con la fibra del legno orientata in verticale. È stata assottigliata, rinforzata a tergo attraverso un telaio applicato di complessa fabbricazione, le cui asticelle orizzontali assolvono la funzione di doghe. Sui nimbi è presente un motivo ornamentale a rilievo, con una raggiera incisa su oro. In alcuni punti, anche sulla doratura del fondo, si notano ritocchi dovuti a restauro; il rifacimento più considerevole interessa la testa del Bambino (parte del volto e dei capelli). Si notano consunzioni sulle figure degli angeli, dipinti con colore steso a velature sopra la doratura del fondo. La pittura è coperta da uno strato di vernice protettiva scurita e sporca. La cornice è una stilizzazione tardiva, eseguita nel XIX secolo.

L’icona presenta una delle tipologie figurative della Vergine tradizionali nella pittura italiana (cfr. Cat. n. 11). La Madonna dell'Umiltà occupa la parte centrale dell’icona; in alto nel timpano appare il Compianto funebre. Cristo è raffigurato ritto nel sepolcro, affiancato dalla Vergine Maria e dall’Evangelista Giovanni, secondo il tipo iconografico del Vir Dolorum (Uomo dei dolori), che risale a modelli toscani e si diffuse nella pittura italiana tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.

Nella collezione Šuvalov l’icona era considerata opera di scuola fiorentina, e in seguito fu attribuita a un artista anonimo di scuola italiana del XIV secolo. Lazarev (Lasareff 1927) la riferiva al pittore napoletano Roberto Oderisi e la datava a un periodo successivo al 1360 (sotto il nome di Oderisi l’opera venne inserita nell’inventario del Museo Puškin). L’attribuzione attuale appartiene all’autrice del catalogo (Markova 1982).

L’opera appartiene alla scuola veneziana ed è stilisticamente affine ai lavori giovanili di Nicolò di Pietro, uno dei più noti esponenti della corrente tardogotica a Venezia.

Esiste una vasta cerchia di opere simili per stile e iconografia, appartenenti a Nicolò di Pietro e ad artisti anonimi del periodo a cavallo tra il XIV e il XV secolo, operanti a Venezia e provincia, in piccoli centri sulla riviera Adriatica. L’attribuzione di tali opere suscita qui discussioni talvolta infervorate, vi sono interi gruppi di dipinti senza autore, ascritti a nomi convenzionali. È indicativo che una serie di opere passi da Nicolò di Pietro e dai maestri della sua cerchia a Jacobello del Fiore e viceversa.

De Marchi (1987), pur condividendo l’opinione che l’opera del Museo Puškin appartenga alla cerchia di Nicolò di Pietro, proponeva di inserire il nostro dipinto nel novero delle opere di un suo anonimo seguace, detto Maestro della Madonna del parto, autore della composizione Madonna del parto alla Galleria dell’Accademia a Venezia (Moschini Marconi 1955, pp. 20-21). Un gruppo di opere di questo artista venne enucleato fin dal 1933 da Moschini (1933), e la Coletti cercò di identificarlo con Franceschino, padre di Jacobello del Fiore (cfr. Moschini Marconi 1955, pp. 20-21). A questo maestro vengono attribuiti sei comparti di pala d’altare, due dei quali si trovano nella chiesa ortodossa serba di Mostar in Erzegovina e altri quattro alla Galleria dell’Accademia di Venezia (inv. 568, 569, 571, 572; Moschini Marconi 1955, p. 34, n. 33). De Marchi, in particolare, ha fatto notare la somiglianza della composizione moscovita con due scomparti raffiguranti san Francesco e san Ludovico di Tolosa della collezione Campana di Avignone (lettera di De Marchi del 25-11-1985). Si tratta semplicemente di un’ipotesi e va osservato che l’opera della collezione del Museo Puškin si differenzia notevolmente per stile dai dipinti di questo gruppo, che a sua volta non è omogeneo.

Le analogie più strette, a nostro avviso, si trovano proprio tra le opere direttamente connesse all’attività di Nicolò di Pietro. Tra esse c’è la Madonna dell’Umiltà al Museo di Belle Arti di Budapest, per lungo tempo attribuita a Jacobello del Fiore (inv. 1098/48; Pigler 1967, р. 339), la Madonna con Bambino del Fogg Art Museum a Cambridge, Massachusets (inv. 1916.491; Brown 1990, р. 123, fig. 537), l’Incoronazione di Maria dell’Accademia Concordi a Rovigo (Lucco 1985, рp. 27-28). In quest’ultima, in particolare, vediamo analoghe figure di donatori e di angeli. Il motivo ornamentale che adorna la veste della Madonna si incontra in un San Lorenzo alla Galleria dell’Accademia veneziana, che faceva parte di una pala d’altare smembrata (inv. 577; Moschini Marconi 1955, p. 14, n. 11). Laclotte (verbalmente, 1998), che ha visto l’opera moscovita dal vero, ne ha confermato l’attribuzione a Nicolò di Pietro.

È evidente la somiglianza tra la nostra opera e uno dei dipinti di Nicolò di Pietro, la Madonna Belgarzone della Galleria dell’Accademia di Venezia, raffigurante la Madonna in trono con Bambino, e un donatore inginocchiato (inv. 84; Moschini Marconi 1955, p. 14, n. 10; De Marchi 1987, fig. 1), che porta la data del 1394 ed è la prima opera conosciuta dell’artista. Un altro dipinto giovanile, sebbene eseguito dieci anni dopo, è la Crocifissione di Verucchio, attualmente alla Pinacoteca Nazionale di Bologna; anch’esso porta la firma, e la data del 1404. Queste opere mostrano le fonti dell’arte di Nicolò di Pietro, formatosi all’interno delle tradizioni della pittura veneziana del tardo Trecento e in contatto con la cultura artistica bolognese; questi influssi conferiscono una particolare espressività al suo stile e alla sua visione figurativa. Al periodo indicato, compreso tra l’ultimo decennio del XIV e i primi anni del XV secolo, si può riferire anche l’opera del Museo Puškin qui pubblicata.

Il problema dell’attribuzione non è tuttavia completamente risolto, in gran parte a motivo dello stato di conservazione della pittura originaria, che rende difficile valutarne la qualità e maniera pittorica. Lo strato di vernice scurita danneggia gravemente il colorito, costruito su accostamenti di tinte squillanti, rispondenti all’estetica della pittura tardogorica. Nel paesaggio, a destra della figura della Madonna sono raffigurati fiori e uccelli, a malapena distinguibili a motivo della vernice nerastra.

Provenienza: L’opera era nella collezione dei conti Šuvalov a San Pietroburgo; nel 1924 è stata acquisita dal Museo di Palazzo Šuvalov, a Leningrado.

Bibliografia: Konopleva 1923, p. 40, n. 103 (Maestro fiorentino del XIV secolo); Lasareff 1927, рp. 128, 132-133, tav. А (qui e di seguito, Roberto Oderisi); Lazarev 1959, p. 219; Markova 1982, pр. 14, 19, fig. 5 (qui e di seguito, Maestro veneziano dell’inizio del XV secolo); De Marchi 1987, pp. 44-45, fig. 25 (Maestro della Madonna del parto ?); Markova 1992, p. 77, ill.; Cat. Museo Puškin 1995, p. 108, ill.; Williamson 1996, tav. 53 (Roberto Oderisi).

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