SAN GIUSEPPE
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MAESTRO ROMANO, INIZIO DELL’VIII SECOLO

SAN GIUSEPPE

Inizio dell'VIII secolo

smalto su pietra

77,5 х 64,5 cm

Inv.: 2857

È un frammento di composizione a mosaico, a cui fin dall’inizio del XVII secolo venne conferito l’aspetto di opera da cavalletto; nel XIX secolo il mosaico venne rimontato in una cornice di legno che si è conservata fino ai giorni nostri. È gravemente alterato da rifacimenti antiquari e aggiunte, attribuibili al periodo dal XVII al XIX secolo. Le tessere di pasta vetrosa dorata, che formano il fondo, come pure il contorno di terracotta, largo 3,5-4,5 cm, sono posteriori. Le parti originarie del mosaico sono la figura del santo, il nimbo che gli circonda il capo e il masso su cui è seduto; del mosaico originale si è conservato solo una piccola porzione di fondo nella parte inferiore della composizione.

Negli inventari della collezione del cardinal Benedetto Giustiniani, dove il mosaico era considerato una raffigurazione di san Pietro, si indicava la sua provenienza dalla vecchia basilica di San Pietro (Danesi Squarzina 1999). Nell’inventario del 1621, il frammento venne registrato al n. 160 come «Un quadro del medesimo mosaico grosso con San Pietro, tiene una mano al volto», e già allora aveva una cornice di legno («dentro a un telaro di legno»). Nel successivo inventario del 1638, compilato alla morte del cardinale, quando la collezione venne ereditata dal fratello marchese Vincenzo Giustiniani, ne viene offerta una descrizione più ampia; al n. 240 leggiamo: «Un quadro di S. Pietro che appoggia al braccio dolente di musaico antico levate dalla d.a fabrica di S.Pietro serrato in una Cassa di legno alt. pal. 3½ larg. 3 in circa».

Nel Museo Rumjancev, insieme ad altri due mosaici della collezione Sevast’janov, era considerato parte della composizione della Natività e attribuito all’«epoca della fioritura di questo genere artistico, il X-XI secolo». Nel Museo Puškin pervenne come mosaico romano di stile bizantineggiante del VII secolo. Lazarev (verbalmente) fu il primo a stabilire che il frammento della collezione del Museo Puškin apparteneva alla composizione della Natività dell’Oratorio di Giovanni VII, edificato negli anni 705-707.

Papa Giovanni VII (1-3-705 – 18-10-707), greco d’origine, proveniva dagli ambienti dell’aristicrazia bizantina insediatasi in Italia. Il breve periodo del suo pontificato fu segnato da una straordinaria fioritura artistica. In questo periodo, in particolare, fu decorata con mosaici la chiesa di Santa Maria Antiqua. Giovanni VII si definiva «servus Sanctae Mariae», e proprio alla Vergine Maria dedicò l’Oratorio edificato sul lato nord-occidentale della vecchia basilica di San Pietro. Giacomo Grimaldi (Grimaldi 1972) notifica che l’Oratorio fu demolito il 22 febbraio 1609 quando si mise mano ai lavori di costruzione della nuova facciata di San Pietro, su progetto di Carlo Maderno. Nel periodo precedente lo smantellamento dell’Oratorio, le composizioni musive che rivestivano le pareti ovest e nord vennero ripetutamente copiate, anche in disegni dello stesso Grimaldi. Loro raffigurazioni si incontrano in numerosi manoscritti conservati alla Biblioteca Vaticana.

La scena della Natività, di cui faceva parte la figura di Giuseppe, apparteneva al ciclo cristologico composto di tredici scene e collocato sulla parete ovest (De Rossi 1899). Sono giunti fino a noi alcuni frammenti dei mosaici dell’Oratorio di Giovann VII, la maggior parte dei quali erano stati trasferiti nelle Grotte Vaticane (cappella Bocciata): il ritratto di papa Giovanni VII (Grotte Vaticane; dal 1985 nei fondi Lambertini); la parte superiore di una figura della Madre di Dio, forse anch’essa proveniente dalla Natività (Museo Diocesano, Orte); il Bagno del Bambino, anch’esso probabilmente dalla stessa scena (Grotte Vaticane); il Cristo dalla composizione Entrata in Gerusalemme (Grotte Vaticane); la Madonna Orante (San Marco, Firenze); un frammento dell’Adorazione dei magi (Santa Mara in Cosmedin, Roma). A considerevoli rifacimenti venne sottoposto un frammento raffigurante san Pietro, di cui si ignora la collocazione attuale. Un altro frammento, raffigurante la Vergine Maria e san Longino, è andato perduto.

Pogliani (verbalmente, 1997) ha espresso l’ipotesi che nel 1633 il mosaico romano insieme ad altri frammenti si trovasse nella chiesa di San Filippo Neri in via Giulia a Roma, dove negli inventari molti frammenti sono denominati semplicemente figure, senza indicazioni del soggetto. Il fatto che il mosaico si trovasse nella collezione del cardinale Benedetto Gustiniani, tuttavia, toglie ogni senso a detta ipotesi.

Provenienza: Dall’inizio del XVII secolo fino al 1638 l’opera era nella collezione del cardinal Benedetto Giustiniani, poi passò alla collezione di Vincenzo Giustiniani, a Roma; fino a metà del XIX secolo rimase di proprietà della famiglia Giustiniani, da cui passò all’antiquario Bonicho di Roma, dove nel 1863 fu acquistato da P.I. Sevast’janov; dono di Sevast’janov (Mosca) al Museo Rumjancev (inv. MPRM, n 305); nel 1924 fu consegnato al Museo Storico; dal 1932 si trova al Museo Puškin.

Materiali d’archivio: Archivio Sevast’janov 1863, ff. 9, 36-37 (frammento di una composizione del Natale del X-XI secolo).

Mostre: 1975 Mosca-Leningrado. Cat. 1977, I, n. 107, il. (Roma, 705 circa; le notizie circa la provenienza sono imprecisate).

Bibliografia: Relazione del Museo Rumjancev 1864, pp. 101-102 (qui e di seguito, mosaico del X-XI secolo); Cat. Museo Rumjancev, Sezione Antichità 1906, p. 9; Dolgov 1913, pp. 187-188; Andaloro in Matthiae, 1987, pp. 261-262 (qui e di seguito, Maestro romano dell’inizio dell’VIII secolo); Andaloro in Fragmenta Picta, 1989b, p. 174, ill. 15; Etinhof 1991, pp. 9-30, n. 36, tav. IVa, fig. 1; Danesi Squarzina 1999, pp. 1190, 1193, 1195, fig. 5; Il futuro dei Longobardi, 2000, pp. 327-328, n. 320.

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