RESURREZIONE DI CRISTO
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VERONESE

e studio del

RESURREZIONE DI CRISTO

Circa 1580

olio su tela

97 x 140 cm

Inv.: 1607

Sul recto, a destra, compare il numero di catalogo dell’Ermitage del 1797: 403; sul verso è stampigliato il numero di inventario 2485 dell’Ermitage del 1859.

Nei testi della Scrittura il soggetto qui raffigurato non è riportato. Nel Vangelo si dice soltanto che il terzo giorno dopo la Crocifissione Cristo risorse dai morti (Mt 28,5-7; Mc 16,6; Lc 24,6-7). Il Veronese raffigura una variante iconografica del soggetto che appare nell’arte italiana nel XVI secolo, secondo le prescrizioni del Concilio di Trento: la figura di Cristo si libra nell’aria, e ai lati del sepolcro giacciono addormentati i soldati incaricati di montare la guardia. Il quadro che fa da pendant alla tela in esame, intitolato Gli apostoli, si trova all’Ermitage (inv. GE 152).

Nella collezione di Walpole si riteneva che la composizione attualmente al Museo Puškin fosse opera di Paolo Veronese; tale attribuzione si mantenne anche nel periodo in cui la tela appartenne alle collezioni imperiali. Essa non entrò a far parte dei cataloghi dell’Ermitage perché inizialmente si trovava nel Palazzo d’Inverno, e successivamente venne trasferita al palazzo di Gatčina nei pressi di Pietroburgo. In un articolo sui quadri del palazzo di Gatčina, Liphart (1915) ne rilevò la straordinaria qualità artistica («la figura di Cristo non è particolarmente felice, ma il volto del Salvatore è di grande bellezza e di nobilissima perfezione»). Sempre con l’attribuzione a Veronese il quadro pervenne al Museo Puškin; nell’inventario del museo si indica che per qualche tempo l’opera venne ritenuta appartenente a un anonimo veronese. Caliari (1888) la menzionava tra le opere dipinte dallo stesso Paolo Veronese. Successivamente anche Adolfo Venturi (1929) ne confermò l’attribuzione a Veronese, mentre Berenson (1957, 1958) riteneva che fosse stata dipinta con l’apporto della bottega. Fomičeva (Fomičeva 1974b), e successivamente Pignatti (1976), Pallucchini (1984), Pignatti e Pedrocco (Pignatti, Pedrocco 1991; 1995) la pubblicarono come opera dello stesso Veronese. Tuttavia, rilevando la particolare finezza della raffigurazione di Cristo, Pignatti e Pedrocco non escludevano che alcuni aiuti avessero potuto lavorare alla pittura delle figure secondarie. Gli apostoli, che come abbiamo detto fa da pendant all’opera e si trova all’Ermitage, in passato era ritenuta anch’essa appartenente al pennello del Veronese, ma successivamente fu attribuita alla sua scuola.

Ritornando al quadro del Museo Puškin, bisogna osservare che si conoscono più composizioni sul tema della Resurrezione di Cristo; fra queste figurano le tele della chiesa di San Francesco della Vigna a Venezia, della Gemäldegalerie di Dresda (inv. 235), della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze (inv. 264) che presentano tutte un formato verticale. Alcuni motivi di queste opere richiamano elementi del quadro del Museo Puškin. Ad esempio, nella tela di Dresda si nota una figura di soldato con l’elmo in testa, anch’essa raffigurata a sinistra, sebbene in una posa leggermente diversa. Queste opere appartengono all’ultimo periodo di attività del Veronese, il decennio 1570-1580, e a detta della maggior parte degli studiosi sono state eseguite con l’apporto della sua bottega. Gli elementi che caratterizzano le opere di questo gruppo si riscontrano anche in una tela dell’Ermitage (inv. 2545), di formato verticale, in cui la figura di Cristo è rappresentata nella medesima posa del quadro moscovita, sebbene inferiore per livello artistico. In passato, il quadro dell’Ermitage era attribuito a Veronese, sebbene già Liphart (1915) lo definisse «opera della scuola»; attualmente l’opera è riconosciuta come appartenente all’allievo del Veronese Benfatto del Friso (Fomičeva 1992, pp. 90-91, n. 56). Pallucchini (1984, p. 179, n. 139) la pubblicò come appartenente al pennello di Veronese, eseguita fra il 1572 e il 1576.

Il dipinto del Museo Puškin ha in comune con le opere citate tutta una serie di motivi, in particolare la raffigurazione di Cristo che si libra nell’aria e i complessi scorci prospettici in cui sono presentate le figure dei soldati

Il quadro del Museo Puškin è un’opera tarda che Veronese dipinse con la partecipazione della sua bottega. Pallucchini (1984) lo datava al 1580-1583, mentre Pignatti e Pedrocco (Pignatti 1976; Pignatti, Pedrocco 1991; 1995 ) lo attribuiscono al 1580 circa.

Provenienza: Nel 1736 era nella collezione di sir Robert Walpole a Londra, nella sua dimora in Grosvenor street, in seguito venne trasferito nel castello di Houghton Hall a Norfolk; nel 1779 venne acquistato per l’Ermitage; si trovò per qualche tempo al Palazzo d’Inverno (negli appartamenti di Marija Pavlovna) e nella seconda metà del XIX secolo fu trasferito nel palazzo di Gatčina; nel 1920 fu restituito all’Ermitage; dal 1928 si trova nel Museo Puškin.

Materiali d’archivio: Cat. Walpole 1736, pp. 23-24; Cat. Ermitage 1773, n. 2321; Cat. Ermitage 1797, n. 403; Inv. Ermitage 1859, n. 2485 (А. Veronese).

Mostre: 1908 Pietroburgo, cat. n. 277 (qui e di seguito: Paolo Veronese; indicato come situato nel Palazzo di Carskoe Selo); 1920 Pietrogrado, cat. p. 4.

Bibliografia: Aedes Walpolianae 1752, p. 73 (qui e di seguito: Paolo Veronese); Cat. Ermitage 1774, p. 132, n. 1577; Labensky 1838, p. 279, n. 29; Caliari 1888, p. 389; Liphart 1908, p. 716; Les anciennes écoles 1910, p. 37; Liphart 1915, pp. 7-8, ill.; Venturi 1929, IX, 4, p. 950; Berenson 1936, p. 363; Berenson 1958, I, pp. 132, 136 (qui e di seguito: Paolo Veronese con l’apporto dello studio); Piovene, Marini 1968, p. 133, n. 348 (come attribuibile a Veronese); Fomičeva 1974b, p. 472 (qui e di seguito: Veronese); Cat. Ermitage 1976, p. 81; Pignatti 1976, I, p. 153, n. 268; II, fig.611; Hadeln 1978, p. 157, n. 197; Fomičeva 1979, p. 135; Pallucchini 1984, p. 186, n. 217, ill.; Pignatti, Pedrocco 1991, n. 218 (Veronese, forse con aiuti); Markova 1992, p. 150, ill. (qui e di seguito: Veronese e bottega); Cat. Museo Puškin 1995, pp. 90-91 ill. (Veronese e bottega); Pignatti, Pedrocco 1995, pp. 444-446, n. 338, ill. (non si esclude una partecipazione di aiuti); Romagnolo, 1999, II, p. 889; Markova 2002, pp. 119-120, N. 58, ill.; Markova, in A Capital Collection 2002, pp. 180-181, n. 87.

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